“Amiche api”, il mio reportage su Rai1 spiega i danni creati dai pesticidi

Confesso: sono un giornalista apicoltore e forse sotto sotto sono anche in conflitto di interessi perché quando parlo di api divento un loro difensore. Scherzo, naturalmente, perché a difendere le api non si fa peccato, anzi tutti noi dovremmo nel nostro piccolo (per esempio quando usiamo in casa insetticidi) adottare comportamenti che prevengano il loro declino.

Stasera a Speciale Tg1

Questo mio doppio ruolo raggiungerà la sua massima espressione stasera, domenica 7 luglio 2019, quando su Rai1 nell’ambito di Speciale Tg1 andrà in onda “Amiche api” un reportage dedicato al declino di api e insetti impollinatori (gli entomologi li chiamano pronubi) ma ricco di curiosità e amore verso regina e suddite del reame più avanzato del mondo animale. Nel reportage mi vedrete armeggiare, in maniera un po’ goffa perché sono alle prime armi, con arnie e sciami. L’ho fatto per dimostrare che fare l’apicoltore per hobby non è poi così difficile ma soprattutto con l’intenzione di sollevare un problema che tutti dicono di conoscere ma contro cui si fa ancora troppo poco: il lento ma progressivo declino delle api e dei tanto negletti insetti volanti. Attraverso l’uso di pesticidi, non preoccupandosi a fondo dei cambiamenti climatici che sconvolgendo le fioriture mettono in difficoltà la loro alimentazione e importando aggressivi animali alieni attraverso la globalizzazione, abbiamo dato il via negli ultimi trent’anni ad un vero e proprio sterminio di massa degli insetti che popolano le nostre campagne.

Abbiamo perso il 75% delle specie di insetti

Qualcuno avrà fatto caso che attraversando in automobile le aree verdi è sempre più difficile sporcarsi il parabrezza di moscerini o incontrare lampioni circondati da nuvole di insetti. Basterebbe questo per capire che qualcosa di grave e forse di irreparabile sta accadendo. All’osservazione che ciascuno di noi può fare passeggiando in campagna provando a contare le lucciole e confrontando il presente con i ricordi passati, si accompagnano i dati contenuti nelle prime ricerche scientifiche realizzate sull’argomento. Una in particolare ha fatto il giro del mondo (diventando il sesto articolo scientifico più letto del 2017). L’ha realizzata un gruppo di entomologi tedeschi che ha confrontato le catture di insetti effettuate nel 1980 all’interno di aree naturali con quelle realizzate dopo 27 anni. Il risultato è molto preoccupante: in termini di peso mancano all’appello il 75% degli insetti (fonte: L’Internazionale n.1289).

Difficile stabilire chi sta meglio o chi sta peggio nelle sei famiglie di insetti impollinatori che si sviluppano e volano in Italia. Certamente, quando mettiamo a rischio le api mellifere che allo stato selvatico sono quasi del tutto scomparse a seguito dell’arrivo in Europa di un parassita chiamato Varroa Destructor, rischiamo di privarci di un apporto sistematico e funzionale alla cosiddetta impollinazione incrociata. Da questo punto di vista le api sono imbattibili grazie a quella che gli entomologi chiamano costanza fiorale: quando una delle loro esploratrici trova un’abbondante fonte di nettare lo comunica alle sorelle che voleranno su quel campo o su quegli alberi fioriti fino a quando la risorsa che trasformeranno in miele non sarà completamente esaurita. Solo allora cambieranno zona d’operazioni. Si calcola che sporcandosi di polline e trasportandolo di fiore in fiore, le api contribuiscono all’impollinazione della soia per un 5%, che diventa il 27% per le arance, il 48% per le pesche fino al 100% del fiore di mandorlo (fonte: www.bioapi.it su dati della Cornell University, Stati Uniti).

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Agricoltura intensiva è il primo nemico

Facile comprendere che un mondo senza api avrebbe un’agricoltura molto meno produttiva che farebbe fatica a nutrire sia l’uomo che gli animali da allevamento (le api sono ghiotte del nettare prodotto dalle foraggere). Detto questo, che fare? Il compito degli entomologi e degli apicoltori e di chi come me lavora nella comunicazione, è quello di diffondere la conoscenza sui rischi che corrono gli insetti pronubi rivolgendo la nostra attenzione alla causa principale del declino: quell’agricoltura intensiva che fa dei pesticidi il suo carburante (non a caso uno degli argomenti più trattati da Il Salvagente) e che, se adoperati senza controllo, rischiano di nuocere non solo alla salute delle api ma anche alla nostra.

L’inchiesta di Udine: disastro ambientale

Come dimostrerebbero le perizie richieste dal sostituto procuratore di Udine Viviana Del Tedesco che ha già ottenuto dal Tribunale le prime condanne e che sta per chiudere un’indagine che potrebbe portare a processo circa trecento agricoltori, molti prodotti di nuova generazione assorbiti dagli insetti e utilizzati senza criterio hanno effetti subdoli e collaterali: non uccidono subito, minano il sistema immunitario, colpiscono i centri nervosi e portano, nel caso degli alveari, ad un lento ma inesorabile spopolamento di api fino al collasso delle singole colonie. Le inchieste di Udine per disastro ambientale e uso improprio di prodotti fitosanitari hanno messo in luce una disinformazione su larga scala degli agricoltori.

Non solo alcuni prodotti si possono comprare senza avere la consapevolezza di cosa contengono perché per acquistarli non occorre il patentino per fitosanitari ma vengono utilizzati, spesso inconsapevolmente, in via preventiva senza la necessaria valutazione del rischio. Una pratica – quest’ultima – espressamente vietata dalla legge che indica nel monitoraggio dell’effettiva presenza di insetti nocivi alle colture e ad un uso graduale dell’armamentario chimico, l’unica strada praticabile per un’agricoltura che vuole rimanere convenzionale. A chi giova tutto questo? Di certo all’agroindustria che basa soprattutto sulla scarsa conoscenza degli effetti legati al consumo dei suoi prodotti una parte consistente del fatturato. E a chi nuoce? A noi, certamente, ma in primo luogo a chi consuma in maniera impercettibile i prodotti agricoli senza comprarli al mercato: le api. Questi poveri insetti protagonisti di fumetti e cartoni animati diventano vittime di un meccanismo perverso perché vengono avvelenate da quella stessa agricoltura che grazie all’impollinazione aumenta le sue rese. Le api sono considerate dei perfetti bio-indicatori: se stanno bene loro vuol dire che l’ambiente dove vivono è in buona salute. Purtroppo i segnali che arrivano da queste sentinelle dell’ambiente non sono molto rassicuranti.