Meno treni “low cost” e rischio “isolamento” per le città non servite dall’Alta velocità. È questo l’allarme lanciato dai comitati dei pendolari, dai sindacati sostenuti da una trenita di parlamentari e dall’assessore toscano ai pendolari. Dall’altra parte il ministero dei Trasporti, dove si sta trattando per il nuovo contratto di servizio universale con Ferrovie dello Stato-Trenitalia, replica che verranno migliorati i servizi dei treni Intercity (si parla di ristorazione a bordo, pulizie durante il viaggio, wi-fi e carrozze nuove) ma non nega i tagli. E così dal 15 gennaio prossimo 14 linee, da Sud a Nord, rischiano di restare scoperte e di conseguenza , in alcuni casi, tagliate fuori pure dal servizio dell’Alta velocità.
Le tratte sacrificate
In questio giorni le Fs stanno definendo con il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti il nuovo contratto di servizio per il cosiddetto “servizio universale” che gestisce le corse degli Intercity e degli Intercity Notte finanziate dallo Stato e fornite da Trenitalia. Il tempo stringe ma ancora non è detta l’ultima parole.
Tra le tratte che verrebbero trattate ci sono gli Intercity che, secondo il ministero, viaggiano vuoti, come quelli sulla tratta Trieste-Venezia, la Torino-Genova, Roma-Siracusa e la Napoli-Milano dove ci sono città, come Arezzo, dove non “sosta” l’Alta velocità.
“Il servizio Intercity ha 45 milioni di perdita all’anno – si difendono dal ministero dei Trasporti – e nel nuovo contratto ci sono 95 milioni in più e 112 milioni in più dal 2018 in poi per salvare un servizio che stava morendo”.
Sindacati e pendolari sul piede di guerra
In una nota, Cgil, Cisl e Uil denunciano: “I clienti diretti nelle città servite dagli Intercity perderebbero gli ultimi collegamenti esistenti provenienti dalle altre regioni e la soppressione colpirebbe le stesse città che sarebbero tagliate fuori“. Molto preoccupato l’assessore regionale toscano ai trasporti Vincenzo Ceccarelli: “È il terzo anno che poniamo la questione al ministero: togliere questi servizi è un danno gravissimo“. Sul piede di guerra anche i comitati dei pendolari che annunciano ricorsi contro la soppressione delle linee.