Arredi ordinati e mai consegnati. Armadi che si “rimpiccioliscono” (da 4 a 2 ante nonostante il nostro ordine) e divani che “cambiano colore” (“l’ho ritrovato rosso mentre l’avevo pagato per nero!”). Succede di tutto quando si decide di acquistare un mobile e ci si affida a un mobilificio che magari, vista la crisi del settore, non riesce a soddisfare le nostre esigenze e a onorare gli impegni sottoscritti.
L’Unione nazionale dei consumatori ha stilato una serie di consigli per mettersi al riparo da eventuali truffe.
- Diffidare dei mobilifici che improvvisamente lanciano campagne pubblicitarie aggressive e super sconti: potrebbe essere l’ultimo tentativo per cercare di salvare un’azienda in difficoltà. Si può chiedere alla Camera di Commercio per verificare da quanto tempo la società è operante sul mercato. In questo può aiutare anche internet per scoprire eventuali lamentele pregresse;
- All’atto del contratto è bene indicare un termine essenziale per la consegna degli arredi, specificando (eventualmente anche con una aggiunta a penna sull’ordine) che oltre tale data il contratto si intenderà risolto;
- La richiesta di versare una caparra troppo alta (ad esempio oltre il 30% del totale dell’ordine) può essere sospetta. In ogni caso è sempre meglio che questo pagamento sia qualificato come “caparra” (e non come “acconto”), così da richiedere indietro il doppio in caso di inadempimento del venditore;
- Pagare con un metodo tracciabile: bonifico, carta di credito o assegno possono andare, anche se (può sembrare strano) le più ampie garanzie le offre la stipula di un finanziamento.
- Se si è stipulato un finanziamento, qualora il venditore dichiari fallimento, il consumatore potrà interrompere il pagamento delle rate e anche recuperare quelle già versate.
Per assitenza e informazioni si può contattare l’Unione nazionale consumatori.