Pare che i fili, grazie alle tecnologie wireless, siano destinati a scomparire, almeno nella trasmissione dei “segnali radio”.
Cellular Line, tra le prime, ha fatto sua la tecnologia wireless Bluetooth, per applicarla a degli auricolari sportivi, gli Scorpion In-Ear Pro.
Non avere i fili attaccati alle “cuffiette” pare poca cosa… ma non è così. Ci siamo abituati a questo modo di ascoltare musica e radio sin dal 1979, anno in cui Sony lanciò il famoso Walkman. Da allora, in un modo o nell’altro, abbiamo avuto occasione di litigare coi fili: srotola, disincastra, riavvolgi, trova, “qual è?”, “andrà bene questo jack?”, qual è la destra?”, sciogli il nodo…
Ora, si potrebbe replicare, abbiamo solo cambiato gusti: imposta, Bluetooth, on, sincronizza, spegni e riaccendi, immetti la password…
Altri anni, altri problemi ma, diciamolo, ammesso che si abbia un pochino di dimestichezza con la tecnologia, queste noie sono un lusso. Eh già vuoi mettere correre con le mani libere, e alle orecchie un paio di auricolari che quasi non si sentono?
Lavabile e impermeabile
Non è esattamente questo il caso, ma l’azienda reggiana ci ha creduto. Il prodotto: una banda in elastomero “iniettato” bicolore (solo nero-verde), da indossare sulla nuca, terminante con archetti sagomati di supporto (da appoggiare sulle orecchie), sui quali sono montati i veri e propri auricolari (in polimero rigido, anatomicamente orientati in direzione del condotto uditivo, e dotati di ben tre adattatori; non siamo uguali); ciliegina sulla torta, un pannello di comando (e controllo) incorporato a destra (i mancini dovranno compiere un sacrificio); un sensibile microfono clear voice per le conversazioni telefoniche. Il tutto, grazie al fatto di essere in gran parte di gomma, è facilmente tascabile e leggero, pesa 26 g.
Il dispositivo è dotato di batterie ricaricabili (in 1h:30min) – ma non sostituibili – che prospettano un tempo di utilizzo di circa 4h, tanto in ascolto stereofonico, che in conversazione.
Ciò che distingue gli Scorpion – dedicandoli allo sport outdoor – è la costruzione in IPX3, vale a dire un assemblaggio tale da non temere infiltrazioni di pioggia. Questa qualità lo rende lavabile sotto a un leggero flusso d’acqua (attenzione, non immergetelo!).
Noi lo abbiamo provato. “Accoppiarlo” al nostro smartphone è risultato piuttosto semplice, ma vale sempre la pena di confrontare le specifiche ma dal momento in cui lo avrete abbinato per la prima volta col cellulare, avviato Bluetooth, e poi il vostro Scorpion, i due si riconosceranno.
Sulle orecchie
Dobbiamo dire che indossandolo abbiamo avuto la sensazione di sentirlo cadere perché, più che poggiare sulle orecchie, gli auricolari paiono fissarsi all’interno di esse (per fortuna – o per opportunità – vengono forniti gli adattatori). E la banda posteriore non collabora, avendo l’unica funzione di connettere l’unità destra con quella sinistra. Purtroppo è comune l’idea che “dimensioni medie” si adattino efficacemente a quasi tutti gli utenti, ma ciò è ergonomicamente assurdo. Alla lunga, va detto, l’apparecchio però non cade, e questo è un buon risultato. Gli auricolari si comandano grazie a tre pulsanti che permettono accensione e spegnimento, scansione dei brani, regolazione del volume, ricezione e chiusura di una chiamata, sua messa in attesa. Non è gradevole, azionando i pulsanti, avere la sensazione di premere verso l’orecchio e già al secondo tentativo proverete a tenere l’unità con pollice e indice.
La qualità dell’audio, per i comuni file mp3, appare molto buona, ma dipendente dal fissaggio e dall’orientamento all’interno dei condotti uditivi; questione comune a tutti gli auricolari interni; purtroppo il produttore non fornisce specifiche audio, sicché la valutazione passa agli esperti audiofili.
Sfortunatamente il prodotto che abbiamo provato era lievemente deformato, forse per il processo, o a causa dell’imballaggio; quest’ultimo realizzato con la solita ma bella scatola con patella magnetica (i cui magneti ancora non sappiamo che fine facciano). Scorpion In-Ear Pro costa circa 40 euro.
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