Auto, colpo di spugna sulle emissioni: la Ue cede ai costruttori

Doppia vittoria delle case automobilistiche sulle emissioni inquinanti. Dal 2019 – e non dal 2018 come chiedeva la Ue – saranno obbligatori i test su strada per l’omologazione di ogni tipo di veicolo ma la soglia di tolleranza degli sforamenti verrà innalzata al 110% e non del 60% come sosteneva la Commissione. L’accordo al ribasso, rispetto a quanto proponeva Bruxelles, è stato raggiunto dagli stati membri è prevede ad esempio che nelle prove di strada ad esempio si potranno emettere fino al 168 milligrammi di ossido di azono per chilometro contro gli attuali 80 ma registrati in laboratorio. Per capire: la Ue era disponibile ad alzare la soglia di tolleranza fino a 128 mg.

“Ignorato lo scandalo dieselgate”

Nonostante l’intesa al ribasso secondo la Commissione Ue le nuove regole potrebbero far risparmiare, entro il 2030, fino a 40 miliardi di euro. Ma le decisioni prese assumono il sapore della beffa dopo il dieselgate e le emissioni inquinanti truccate dalla Volkswagen. Per questo il portavoce dei Verdi europei Yannick Jadot ha definito questo accordo “scandaloso e di un cinismo senza nome” accusando gli stati membri di aver “ignorato lo scandalo Volkswagen sotto la pressione di Francia, Germania e Gran Bretagna”.

Mc: Volkswagen risponda entro 15 giorni

Intanto sul fronte Volkswagen, il Movimento consumatori dopo aver depositato un esposto per frode in commercio e immissione in circolazione di prodotti pericolosi per la salute alla Procura di Torino, ha inviato all’azienda tedesca e alla sua controllata in Italia una diffida collettiva a tutela degli interessi e diritti dei consumatori italiani “chiedendo, non solo di cessare l’ulteriore immissione sul mercato di automobili equipaggiate con motori i diesel incriminati ma, soprattutto, di pubblicare sull’homepage dei siti web ufficiali di Volkswagen e di tutte le altre società del gruppo coinvolti i dati relativi alle reali emissioni di NOx di tutti i modelli equipaggiati con motori diesel EA189; la quantità e i modelli e versioni  di automobili già vendute in Italia non in regola con gli standard Euro 5; tipologia,  caratteristiche tecniche, tempistiche e incidenza su prestazione e consumi degli interventi di riparazione che il costruttore tedesco si prepara ad effettuare in attuazione dell’annunciato Piano di Richiamo delle auto coinvolte e circolanti nel nostro Paese”. L’associazione ha dato 15 giorni di tempo all’azienda per rispondere.