Scarpe pulite: le analisi sul cromo nei modelli europei

Un bel passo avanti. Forse non sufficiente ma decisamente positivo per i consumatori. È quello che emerge dalle analisi di 64 paia di scarpe in pelle acquistate nell’Unione Europea e in Svizzera per determinare la presenza di cromo esavalente (cromo VI). Tutte e 64 le paia di scarpe analizzate presentavano concentrazioni di cromo esavalente sotto il limite europeo di 3 mg/kg o livelli non rilevabili.

Il test è stato condotto da Change Your Shoes, una campagna internazionale che si propone di migliorare le condizioni sociali e ambientali ovunque si lavori nella produzione di scarpe in pelle: concerie, fabbriche, laboratori e a domicilio. La campagna è promossa da 15 organizzazioni europee e 3 asiatiche e in Italia è condotta dalla Campagna Abiti Puliti.

COS’È IL CROMO ESAVALENTE

Il cromo VI è una sostanza altamente tossica, allergenica, mutagena e cancerogena.

Può causare allergie se viene a contatto con la pelle e per questo la legislazione europea ne limita il contenuto nei prodotti in cuoio a 3 mg/kg.

Il processo di fabbricazione di una scarpa in pelle è lungo e ad alta intensità di manodopera, e quello iniziale della concia è fra i più complessi. Il pellame grezzo viene trasformato in vari tipi differenti di cuoio per mezzo di una serie di processi chimici e meccanici. Le caratteristiche fondamentali di un particolare tipo di cuoio, ad esempio la morbidezza o lo spessore, sono determinate dal processo di concia, e la maggior parte del cuoio utilizzato attualmente nella produzione di scarpe è stato trattato con il cromo.

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Il problema nasce quando questa sostanza subisce un processo di ossidazione e si trasforma nel cromo VI, altamente tossico e nociva sia per i consumatori sia per i lavoratori.

RISULTATI TRANQUILLIZZANTI

Change your shoes ha prelevato campioni di scarpe di 23 diverse aziende produttrici in 13 paesi europei. Nessuno dei campioni esaminati presentava concentrazioni di cromo esavalente superiori al limite di 3 mg/kg. Il test conferma che l’introduzione di un valore limite per gli articoli in cuoio è un fatto positivo per la sicurezza dei consumatori. Ma questo per i promotori della campagna non è sufficiente.

È indispensabile infatti che siano salvaguardate in eguale misura la salute e la sicurezza dei lavoratori che fabbricano le scarpe messe in vendita nell’Unione Europea.

L’accusa, infatti, è che le aziende facciano pochi sforzi per proteggere i lavoratori. La trasparenza lungo tutta la catena di fornitura, compresi i fornitori a monte, è in questo senso una precondizione fondamentale per garantire la loro sicurezza. “Il regolamento dell’Unione Europea indica chiaramente quanto sia determinante fissare regole vincolanti per le imprese” dichiara Deborah Lucchetti, portavoce della Campagna Abiti Puliti che coordina in Italia Change Your Shoes, “La trasparenza della filiera dovrebbe essere un requisito obbligatorio per tutte le imprese quale precondizione per garantire il rispetto dei diritti umani e del lavoro in tutti i luoghi di produzione”.

LA LEGISLAZIONE EUROPEA

In considerazione degli effetti potenzialmente nocivi sulla salute dei consumatori, l’Unione Europea ha stabilito, a decorrere dal 1° maggio 2015, una soglia limite per il cromo VI presente negli articoli in cuoio o con parti in cuoio pari a 3 mg/kg (0,0003% in peso).

Il periodo di transizione, durante il quale era consentita la vendita di prodotti che eccedono i limiti previsti, è terminato il 1° maggio 2016.

Nello stesso periodo di tempo era consentita l’immissione sul mercato di articoli non conformi alla normativa già presenti nella catena di fornitura, scorte comprese.

Prima del divieto del cromo esavalente, da indagini svolte fra il 2007 e il 2008 in Germania e in Danimarca era emerso che il 30% degli articoli in cuoio presenti sul mercato conteneva concentrazioni di cromo VI superiori a 3 mg/kg. Altri studi hanno dimostrato che, su un totale di 9.500 prodotti in cuoio analizzati a partire dall’anno 2000, una percentuale oscillante fra il 7% e il 50% conteneva cromo VI per valori superiori a 3 mg/kg.

I risultati attuali, anche a giudizio degli organizzatori della campagna Abiti Puliti, confermano l’efficacia del regolamento dell’Unione Europea.

QUELLO CHE RESTA DA FARE

Il regolamento, però, a giudizio delle associazioni non può risolvere tutti i problemi. Non può, ad esempio, impedire che dal cromo trivalente si formino composti di cromo esavalente quando, sotto forma di rifiuto, il cuoio conciato al cromo viene bruciato negli inceneritori. Durante il trattamento termico, parte del cromo può ossidarsi e trasformarsi in cromo VI, altamente mobile, destinato a rimanere nelle scorie solide prodotte dal processo di incenerimento.

Lo smaltimento in discarica può determinare la contaminazione diretta dei corpi idrici a causa del rilascio di cromo VI attraverso il percolato, oppure può rendere necessario il trattamento del percolato stesso.

Inoltre non vi è garanzia che in virtù delle nuove normative tutti quelli che operano nella filiera del cuoio risultino protetti dagli effetti nocivi del cromo esavalente.

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