Il big dell’olio di palma torna “sostenibile”, ma solo sulla carta

La tavola rotonda per l’olio di palma sostenibile (Rspo) ha revocato la sospensione del colosso malesiano, fornitore di olio di palma Ioi, parlando di “buoni progressi” realizzati dal gruppo. La divisione reclami di Rspo, si è detta convinta che Ioi abbia soddisfatto le condizioni richieste per far rientrare la sua sospensione dalla tavola, a partire dall’8 agosto. Ioi era stata sospesa per una politica ritenuta non sostenibile dal punto di vista ambientale, in quanto la produzione di olio di palma è considerato una delle principali cause della deforestazione in varie parti del mondo.

Un team indipendente vigilerà

Rspo ha però aggiunto: “Il consiglio di amministrazione intende mettere in chiaro che l’attuazione del piano d’azione di Ioi è soggetta a verifica sul campo da parte di un team di esperti indipendenti”. Il team di esperti avrà mandato di richiedere la sospensione immediata dell’Iol dal tavolo in presenza di violazioni rispetto agli impegni presi. Il piano d’azione per chiedere la fine della sospensiva sulla certificazione di sostenibilità era stato presentato da Ioi alla Rspo alla fine di maggio.

 

Greenpeace: scelta controproducente

Martina Borghi, responsabile campagna foreste di Greenpeace Italia commenta: “La decisione del Rspo di revocare la sospensione del Gruppo Ioi prima che questo abbia intrapreso azioni significative è estremamente controproducente. RSPO dimostra così di essere più interessata ad aiutare un membro fondatore a ritrovare i propri clienti che al rispetto dei propri standard vengano rispettati. Per il momento – continua Borghi – Greenpeace consiglia vivamente alle aziende di non riprendere i rapporti commerciali con Ioi. Farlo in questo momento significherebbe  infatti esporre le aziende a rischi ambientali e di violazione dei diritti umani. Indipendentemente dallo stato della sua certificazione, Ioi rimane non conforme con le politiche di ‘no deforestazione “, che vanno al di là della Rspo e che richiedono ai fornitori di proteggere le foreste e le torbiere e  di rispettare i diritti umani e dei lavoratori in tutta la catena di approvvigionamento”.