Detox, la classifica dei marchi tessili che usano più chimica

Greenpeace presenta la terza edizione della Sfilata Detox, nella quale vengono valutati i progressi dei marchi della moda nel rispettare gli impegni presi sottoscrivendo l’impegno Detox, ovvero a che punto sono verso la completa eliminazione di tutte le sostanze chimiche pericolose entro il 2020.  “Per decenni le industrie tessili hanno utilizzato l’ambiente, e in particolare i corsi d’acqua di tutto il mondo, come delle vere e proprie discariche a cielo aperto – sostiene l’associazione ambientalista – pratica resa possibile da leggi e regolamentazioni insufficienti. Per le comunità che vivono vicino ai complessi manifatturieri l’inquinamento delle acque è diventato, purtroppo, una spiacevole realtà con cui convivere ogni giorno”. Per rispondere a questo grave problema ambientale Greenpeace ha lanciato, nel luglio del 2011, la campagna “Detox My Fashion”.

L’accordo con il distretto tessile di Prato

Negli ultimi anni la campagna ha visto 76 marchi internazionali sottoscrivere l’impegno Detox e ha generato importanti cambiamenti anche a livello legislativo sia in Europa che in Asia. Greenpeace spiega: “I marchi della moda, in particolare, possono avere un ruolo fondamentale nella trasformazione dell’intero settore, perché hanno la possibilità di influenzare positivamente i propri fornitori”. Tutto questo sta già accadendo in Italia, dove per la prima volta l’impegno Detox è stato assunto collettivamente da 27 aziende del distretto tessile di Prato e da altre 24 aziende a livello nazionale. Queste rappresentano diverse fasi produttive e lavorano insieme a numerose realtà tessili italiane per eliminare dalle loro produzioni tutte le sostanze chimiche pericolose.

Benetton tra i migliori

La sfilata detox è uno stratagemma narrativo per raccontare gli avanzamenti reali per le aziende che si sono impegnate nell’abbandono di sostanze chimiche. Nel 2016 il ruolo di “avanguardia” è stato assegnato a Benetton, Inditex (che detiene Zara) e H&M, perché oltre ad aver sottoscritto l’impegno Detox, rispettano “scadenze serie e credibili”, “guidando l’intero settore verso un futuro privo di sostanze tossiche”. Seguono C&A, Fast Retailing, G Star, Mango, Miroglio, Valentino, Adidas, Burberry, Levis, Primark, Puma, M&S. Sono nella categoria “La moda che cambia”, perché oltre ad aver aderito alla campagna Detox, “hanno compiuto molti passi nella direzione giusta, tuttavia devono muoversi più in fretta per raggiungere gli obiettivi prefissati entro il 2020”. E infine, le “retrovie”, le aziende che hanno sottoscritto l’impegno Detox “ma che, al momento, si stanno muovendo nella direzione sbagliata, non assumendosi completamente le proprie responsabilità per impedire l’inquinamento da sostanze chimiche generato dalle loro filiere produttive”: Esprit, Limited Brands, Li-Ning e Nike.

Versace e Armani tra i peggiori

Fuori classifica, per il loro status di “patiti delle sostanze tossiche”, quelle aziende che non hanno aderito all’impegno Detox e continuano a produrre come se nulla fosse: Armani, Bestseller, Diesel, D&G, GAP, Hermes, LVMH Group/Christian Dior Couture, Metersbonwe, PVH, Vancl e Versace, che  “continuano a ignorare il grave problema ambientale che contribuiscono a generare”.