Anatocismo, Movimento consumatori: “Ma quale abolizione, il Pd lo resuscita”

“Non c’è nessuna abolizione dell’anatocismo per due motivi: gli interessi di mora potranno ancora produrre interessi in contrasto con le sentenze della Cassazione e poi – cosa ancora più illogica –  le banche potranno preventivamente chiedere ai consumatori il consenso al fatto che gli interessi passivi diventino capitale, e quindi produrre altri interessi”. Molto critico il Movimento consumatori che per bocca di Paolo Fiorio, coordinatore dell’osservatorio Credito e risparmio dell’associazione, raffredda gli ardori accesi ieri sera dall’emendamento presentato da Sergio Boccadutri (Pd) al dl Banche e approvato ieri (votato dalla maggioranza e con l’astensione del Movimento 5 Stelle) in commissione Finanze alla Camera.

La norma in contro luce

Cosa stabilisce l’emendamento approvato ieri sera? Ecco in sintesi i 4 punti salienti:

  1. la maturazione degli interessi non potrà essere inferiore ad un anno, vietando di fatto la trimestralizzazione;
  2. l’emendamento afferma un principio ovvero che “gli interessi debitori maturati, ivi compresi quelli relativi a finanziamenti a valere su carte di credito, non possono produrre interessi ulteriori” salvo però “quelli di mora” che si sa sono più elevati anche dei saggi comuni;
  3. spetterà al consumatore decidere la sorte degli interessi maturati al 31 dicembre: se pagarli entro 60 giorni (il primo marzo dell’anno successivo) oppure se trasformarli in capitale e quindi decidere autonomamente che frutteranno altri interessi. Tuttavia le banche potranno “anche preventivamente” – ovvero chiederlo prima di sottoscrivere un contratto di conto corrente o di una carta revolving, come succede oggi – chiedere l’assenso al risparmiatore alla trasformazione in capitale degli interessi;
  4. le nuove norme si applicheranno su tutti i rapporti bancari (sconfinamenti e fidi in c/c, carte revolving, conti di pagamento).

Più indietro rispetto alla norma attuale

Il 25 ottobre scorso 12 associazioni dei consumatori – forti della delibera del Cicr che attua il nuovo articolo 120 del Tub, il Testo unico bancario, che dal primo gennaio 2014 vieta l’anatocismo nei rapporti bancari – avevano scritto una nota congiunta a Banca d’Italia chiedendo che l’anatocismo non sia più automico e che trascorsi i 60 giorni da quando gli interessi sono diventati esigibili la banca non può trasformare automaticamente il dovuto in quota capitale e quindi conteggiarci sopra gli altri interessi. “La banca – spiegavano i consumatori – a norma dell’articolo 1283 del codice civile, deve in sei mesi trovare un accordo con il cliente per il pagamento degli interessi: il debitore potrà decidere se autorizzare l’istituto di credito a coprire il debito con le nuove rimesse sul conto oppure se stipulare un accordo con la banca per trasformare quegli interessi in quota capitale. Ma l’anatocismo non può essere né preventivo, ovvero previsto come accade oggi nelle condizioni generali di contratto di conto corrente, nè automatico, ovvero passati gli otto mesi (60 giorni dall’esigibilità più i sei mesi previsti dal 1283 c.c.) di tempo non può applicarsi  senza un assenso del cliente.

Dal primo ottobre scorso poi Via Nazionale ha elimintato dai nuovi nei nuovi contratti di conto corrente ogni riferimento alla capitalizzazione degli interessi.

“Modificate subito l’emendamento”

Ora però l’emendamento fa rientrare dalla finestra l’autorizzazione preventiva che la banca può chiedere al cliente sulla capitalizzazione degli interessi. “La nuova norma determina quindi la reintroduzione dell’anatocismo – conclude Fiorio – con la sola differenza che la capitalizzazione sarà annuale e non trimestrale. Davvero poca cosa”.

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Movimento Consumatori chiede che l’emendamento sia immediatamente modificato escludendo ogni forma di interessi sugli interessi maturati e auspica che dopo ben 27 mesi di ritardo il Cicr possa dare attuazione al divieto di anatocismo escludendo l’applicazione di ogni forma di interessi sugli interessi nei rapporti bancari. “Mc inoltre invita le banche a restituire gli oramai 4,5 miliardi di euro di interessi anatocistici applicati dal 1° gennaio 2014 ai correntisti”.