Cos’è la fumaggine, il fungo che attacca mele, melograni e fichi

fumaggine

Problema molto comune per le piante in giardino e gli alberi nel frutteto, la fumaggine imbratta la vegetazione che diventa nera e polverosa. Questo fungo non danneggia il frutto ed è perlopiù un problema “estetico”

 

Il cambiamento climatico, lo sappiamo, minaccia anche l’agricoltura, in particolare quella biologica. Il riscaldamento globale, infatti, favorisce la diffusione di insetti dannosi e vettori di malattie fungine. Tra i meleti e gli agrumeti d’Italia si lotta costantemente contro l’afide lanigero, un minuscolo insetto che attacca il legno delle piante rendendole più vulnerabili alla fumaggine. Ma l’afide lanigero non è l’unico parassita a provocarla.

Cos’è la fumaggine

Si tratta di una patologia delle piante causata dallo sviluppo di funghi saprofiti che proliferano in condizioni di umidità e su substrati organici rilasciati dagli afidi e altri insetti.

Si presenta inizialmente con macchie di colore nerastro, che diventano sempre più fitte e si possono sviluppare anche nei magazzini di stoccaggio.

Oltre agli afidi, il pericolo viene anche dagli aleurodidi, dalle mosche bianche, dalle cocciniglie, dai fulgoroidei e dai rincoti omotteri che si nutrono della linfa delle piante e producono una secrezione zuccherina detta melata. I funghi della fumaggine più noti sono quelli di genere Capnodium, Cladosporium, Antennariella, Alternaria, Torula, Aureobasidium, e altri.

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La melata imbratta gli organi vegetali: foglie, germogli e frutti e il lavaggio con l’acqua non è sufficiente ad eliminare la fumaggine che, vale la pena dirlo, non provoca danni diretti alle piante: rimuovendo il micelio, infatti, si può facilmente constatare che i tessuti sottostanti non mostrano alterazioni, a meno che non siano prodotte dai fitomizi infestanti. I danni in realtà si ripercuotono sulla produzione in termini sia quantitativi sia qualitativi.

Quali danni procura la fumaggine?

Questa patologia non agisce direttamente e nel breve periodo sulle piante. Al momento sarebbe sufficiente rimuovere i miceli del fungo che non sembrano alterare i tessuti della pianta o dei frutti.

  • I danni estetici dei frutti

I danni della fumaggine sono, in realtà, estetici ma non per questo vanno trascurati: sappiamo, infatti, quanto sia importante l’apparenza dei prodotti, anche a discapito della purezza e della qualità.

I frutti con la fumaggine in genere subiscono un deprezzamento economico in quanto i consumatori sono generalmente propensi a rifiutare i prodotti imbrattati. Questa condizione ne altera la percezione visiva generando avversione.

Inoltre, la fumaggine sporca le mani al tatto, mentre la melata rende la superficie dei frutti più vischiosa. Certo, le operazioni di pulitura e confezionamento effettuate nelle centrali ortofrutticole rimuovono questi inconvenienti, ma con oneri che si ripercuotono sul costo finale.

 

  • I danni nella produzione

Tuttavia non vanno neppure trascurati i danni nel lungo periodo, in particolare sulle foglie importanti per il ciclo vitale della pianta.

Questa copertura feltrosa e opaca ostacola la cattura della luce da parte delle foglie rallentando gli scambi gassosi con l’aria a discapito della fotosintesi della pianta.

A questo si aggiungono altri patogeni che possono minare la produzione in termini di quantità.

Gli studi sono ancora in fase di approfondimento ma nel lungo periodo la fumaggine potrebbe determinare anche un deperimento delle piante. La patina scura toglie luce alla pianta, che nel tempo muore.

Senza contare gli effetti del cambiamento climatico; una condizione ambientale favorevole della fumaggine è l’alto tasso di umidità che la favorisce.

Le piante più a rischio fumaggine

Questa condizione riguarda alcune piante in particolare, quali:

  • Agrumeti (arance, limoni, mandarini, bergamotti, chinotti: perché più “appetibili” per afidi e cocciniglie);
  • Piante ornamentali come i pini (dal 2020 la fumaggine sta distruggendo numerosi pini a Roma ;
  • Meleti;
  • Peri;
  • Alloro;
  • Ortaggi (zucchine, melanzane, peperoni);
  • Melograni;
  • Oliveti;
  • Fichi;
  • Gelsomini, oleandri, gardenie.

Nell’olivo la fumaggine è associata alla presenza di un attacco di cocciniglia mezzo-grano di pepe (detta Saissetia oleae). La presenza del parassita e di condizioni di elevata umidità, dovute al clima o ad una errata gestione della chioma, favoriscono le infestazioni che si verificano soprattutto nel periodo autunno-invernale.

Come contrastare la fumaggine?

La sfida dell’agricoltura biologica consiste nel portare avanti una produzione sempre più in crescita e priva dell’impiego di fitofarmaci e pesticidi nocivi per la salute dell’uomo.

La coltivazione biologica deve perseguire lo scopo di produrre alimenti di qualità pregiata rinunciando all’impiego di prodotti chimici di sintesi, come indicato nelle linee guida elaborate dal progetto europeo Horizon e presentato nel 2022 nell’ambito degli studi sulla ticchiolatura del melo.

La difesa delle piante e dei frutti deve concentrarsi sulla capacità di eliminare le cause predisponenti della malattia. Gli esperti suggeriscono:

  • Potature equilibrate e frequenti (soprattutto per le piante più alte) con cesoie sterili da disinfettare prima dell’operazione;
  • Concimazioni bilanciate;
  • Irrigazioni limitate;
  • Controllo della cocciniglia con principi attivi selettivi;
  • Prevenzione con trattamenti anticrittogamici a base di prodotti rameici;
  • Lavaggio del feltro nerastro con irrorazioni primaverili a base di soda caustica all’1%.

Il rimedio contro la fumaggine

Vista l’altezza limitata delle piante, il trattamento sugli agrumeti è più semplice. In questo caso è possibile rimuovere manualmente o meccanicamente la fumaggine quando l’infestazione coinvolge solo una parte limitata della pianta e un numero ridotto di foglie. Si prosegue con il risciacquo delle parti sane con soluzioni a base di acqua e olio di neem.

Per salvare le foglie colpite si può procedere con una miscela morbida di acqua e bicarbonato da spalmare direttamente sulle foglie. Questa soluzione renderà più malleabili le croste dei funghi che andranno successivamente rimosse.

Una volta terminata l’azione “disincrostante”, bisognerà pulire la pasta di bicarbonato e lavare la foglia con acqua e sapone di Marsiglia (o sapone molle potassico) attraverso una spazzola o spazzolini da denti.

Il sapone è un rimedio meno invasivo per proteggere la pianta da altri parassiti e nuove infezioni.

I rimedi naturali contro parassiti che facilitano la fumaggine sono, invece, questi:

  • Contro afidi e cocciniglie

Soluzione a base di olio di neem. Diluire 5 ml di olio in un litro d’acqua e nebulizzare il composto direttamente sulle foglie. Va bene anche il sapone molle potassico.

 

  • Contro le mosche bianche

È possibile introdurre sulla pianta una piccola colonia di coccinelle. Oppure con un composto a base di aglio, cipolla e peperoncino, da sminuzzare in polvere e diluire in un litro d’acqua e spruzzare.

 

  • Contro altri parassiti

Vanno bene soluzioni con olio di neem o sapone di Marsiglia sciolto in acqua, ma anche sapone molle potassico e fondi di caffè.

 

Come vengono trattati i giardini pubblici

Diversi sono i trattamenti messi in pratica nei contesti urbani dove si registrano infestazioni su alberi ornamentali nei parchi pubblici. Dalle ordinanze regionali e comunali risulta che di solito si procede con potature mirate tese ad asportare le parti colpite dall’insetto.

Dopodiché vengono distrutti i residui di potatura per evitare che possano fungere da inoculo per altre piante.

Spesso si interviene con insetticidi registrati e autorizzati o con lavaggio dei rami e delle chiome con acqua e sali di potassio (sapone molle di potassio) per eliminare le fumaggini e favorire l’attività dell’insetticida impiegato.

La nuova minaccia si confonde con la cocciniglia

Nel 2022 è stata segnalata in più aree geografiche italiane la presenza di un insetto “alieno”: l’aleurodide spinoso. Una vera minaccia perché il parassita viene scambiato spesso con la cocciniglia ma non lo è. (Qui un approfondimento sulle specie “aliene” arrivate nel Mediterraneo).

Questi insetti sono come delle farfalline bianco nere avvistati per la prima volta nel Salento, in Puglia, una decina di anni fa. Presentano delle ali con macchie tondeggianti bianche in prossimità dei margini su sfondo scuro.

Come altri aleurodidi, anche questo parassita produce abbondante melata su cui si sviluppa facilmente la fumaggine e può attaccare diverse specie vegetali coltivate o piante da giardino come rose o edera spontanea.

È originario dell’Asia tropicale e sembra resistere anche agli insetticidi. Il suo approdo in Europa viene collegato agli effetti del cambiamento climatico. Recentemente è stato individuato anche in Grecia, Bulgaria, Montenegro e Croazia.

L’aleurocanthus spiniferus (nome scientifico) è notevolmente polifago, con spiccata preferenza per gli agrumi (limone, pompelmo, mandarino, arancio), ma può essere ritrovato su vite, melo, pero, kaki e nei nostri ambienti anche su piante ornamentali quali prunus laurocerasus, rosa, hedera (edera spontanea) e pyracantha.

Per la sua pericolosità, questo insetto è inserito nelle liste Eppo (Organizzazione Europea per la Protezione delle Piante) degli organismi nocivi da quarantena.