Protocollo su baby food, il ministero e Plasmon confondono sicurezza e made in Italy

Il Ministero delle Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, annuncia la firma del Protocollo d’intesa programmatica con Plasmon “finalizzato a valorizzare la sicurezza dei prodotti alimentari per l’infanzia”. Un accordo con uno dei maggiori produttori di baby food non può che essere un buon inizio. Va però sottolineato che, a giudicare da quanto reso noto, sebbene si parli di “qualità e sicurezza”, di certo c’è solo un impegno per favorire il made in Italy e poco altro.

Le parole del ministero

Per verificarlo basta leggere il comunicato del ministero, secondo cui il protocollo “prevede il rafforzamento delle filiere alimentari italiane attraverso l’utilizzo di un ‘bollo/marchio di riconoscibilità’ a tutela della qualità e della sicurezza dei prodotti alimentari per l’infanzia, la promozione della corretta alimentazione e adozione della dieta mediterranea nei primi 1000 giorni di vita dei bambini e la diffusione di buone pratiche di filiera che possano valorizzare la distintività del Made in Italy sul mercato nazionale ed estero”. Se però andiamo a vedere cosa di concreto potrà avere ricadute da subito, troviamo questo: “L’impegno di Plasmon ad aumentare, nei prossimi 5 anni, l’approvvigionamento di prodotti agroalimentari nazionali portando dalle attuali 16 mila a 25 mila tonnellate annue gli acquisiti di materie prime 100% italiane in comparti come carne, frutta, verdura, cereali, latte, pesce, olio”.

Blockchain? Non basta

Sul fronte della sicurezza alimentare e della qualità, invece, stiamo nel campo degli impegni per il futuro: “Il Mipaaft e Plasmon lavoreranno insieme all’ente di ricerca Crea per sviluppare tecnologie utili a garantire lo sviluppo dell’attività di ricerca e cooperazione nel campo dell’agricoltura di precisione, della tracciabilità, della sicurezza alimentare anche con tecnologia blockchain”. E ancora: “Con l’accordo di oggi andiamo a sostenere le politiche di filiera per garantire la qualità, la sicurezza e i requisiti nutritivi dei prodotti agroalimentari destinati all’infanzia”. La tecnologia della blockchain, diventata famosa a partire dalle criptovalute, ma poi diventata molto utilizzata per qualsiasi operazione di tracciamento, può essere molto utile per risalire la filiera alimentare, in caso di prodotto contaminati, ma per quanto riguarda azioni messe in campo a monte, per evitare che cibo dannoso per l’organismo finisca nel piatto dei più piccoli, non scorgiamo nulla nel protocollo, se non generiche manifestazioni d’impegno nella ricerca.

Nessun riferimento ai residui potenzialmente tossici e al biologico

Eppure tra pesticidi, coloranti, conservanti, e altre sostanze tossiche le cui tracce vengono speso ritrovate nell’organismo anche dei bambini, impegni più stringenti sul fronte della sicurezza alimentare e della qualità ci avrebbero convinti molto di più. Così come l’assenza di un qualsivoglia riferimento alla produzione biologica, in una fase storica in cui le mense scolastiche di diversi paesi del mondo, inclusa l’Italia, virano sempre di più in quella direzione, ci ha colpiti in negativo.

Plasmon: Felici di contribuire al sostegno del made in Italy

Non è forse un caso che, con una certa dose d’onestà, la dichiarazione di afferma Felipe Della Negra, General Manager  di Plasmon -Kraft Heinz Italia, a suggello dell’iniziativa non faccia alcun riferimento alla sicurezza alimentare, ma si limiti a parlare di produzione nazionale: “La filiera agroalimentare italiana rappresenta una delle eccellenze più riconosciute nel mondo e negli alimenti per l’infanzia, settore in cui in cui il nostro Paese vanta una qualità senza uguali. Come Plasmon siamo orgogliosi di aver contribuito negli anni al sostegno della filiera made in Italy nell’alimentazione per l’infanzia e vogliamo proseguire in questa direzione confermando il nostro impegno concreto al fianco delle istituzioni”. Il Protocollo d’Intesa avrà una durata di cinque anni e potrà essere prorogato di comune accordo mediante atto scritto fra le Parti. Speriamo che al primo passo ne seguano altri più coraggiosi.

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