Bollette a 28 giorni: “Volevano farmi pagare il modem nonostante il diritto di recesso”

TISCALI

“Sono riuscito a farmi rimborsare il costo del modem che la compagnia mi aveva ingiustamente addebitato perché avevo chiuso il contratto”. Il signor Ettore Bellanza da Roma racconta al Salvagente la sua controversia con Tim, dopo la decisione di rescindere il contratto a seguito della vicenda delle bollette a 28 giorni.

Il diritto di recesso

Com’è noto, infatti, nella primavera del 2018, l’Autorità garante per le comunicazioni impone ai maggiori operatori telefonici di ritornare alla fatturazione a 30 mesi, perché la scelta adottata l’anno precedente (fatture ogni 4 settimane), finiva per introdurre una “tredicesima bolletta” all’anno, pari a un costo superiore del 8,6%. Gli operatori obbediscono ma alzano il canone. In questi casi, la legge prevede per il consumatore il diritto di recesso dal contratto senza alcuna penale. “Così ho chiesto di chiudere tutto. Ho rimandato indietro il modem e il cubo per tim vision, perché non avevo che farmene. Ma mi è arrivata una bolletta dove mi venivano chiesti 274 euro, che comprendevano il rimborso di questi aggeggi più le spese per il recesso. Quando ho ribadito che era mio diritto uscire senza questa spesa, si sono scusati e mi hanno chiesto 234 euro per modem e cubo”.

Il “trucco” del modem

Il trucco delle compagnie, sempre più diffuso, infatti, è quello di vincolare il cliente con un modem in comodato. Al momento della fine del contratto telefonico, all’ormai ex cliente rimangono da pagare tutte le rate rimanenti del modem (che arrivano fino a 48!). “Ma io quel modem lo avevo preso apposta per quel servizio con Tim, dunque una volta finito il rapporto per causa loro, non vedo perché avrei dovuto pagare per un oggetto che avevo restituito”.

Il rimborso

Così il signor Bellanza paga la bolletta ma si rivolge al Corecom del Lazio per una conciliazione. Dopo un paio di mesi, il conciliatore trova l’accordo: al consumatore vengono restituiti 300 euro, quindi quelli pagati ingiustamente più il calcolo arrotondato per eccesso delle spese sostenute per la controversia. Il caso del signor Bellanza può essere da esempio per tanti consumatori che di fronte alla sicumera degli operatori delle compagnie telefoniche rinunciano a far valere il loro diritto ad essere rimborsato. Rivolgersi a un Corecom, al conciliaweb dell’Agcom, o a un’associazione dei consumatori, è cosa buona e giusta.