Far West Ryanair, dove i diritti del passeggero non valgono un soldo bucato

Caro Salvagente, ho acquistato un volo Ryanair Rm-Berlino-Roma: a Roma abbiano pagato 25 euro per spedire una valigia andata e ritorno. Il bagaglio a mano era gratis fino al 6 gennaio. Biglietti fatti i primi di settembre. La sorpresa è arrivata a Berlino dove ci hanno fatto pagare 40 euro per la spedizione della valigia e 10 euro a bagaglio per gli altri due trolley. Che fare di fronte a queste scorrettezze?

Patrizia Mastropietro Ugolini

Cara Patrizia, lasciamo subito il commento e la risposta a Carmelo Calì, Responsabile Nazionale Trasporti di Confconsumatori e esperto commentatore di queste vicende anche dalle nostre colonne.

Il caso segnalato dalla lettrice conferma che con Ryanair siamo arrivati ormai, e purtroppo, all’anarchia contrattuale.

Il tutto e il contrario di tutto, senza nessuna certezza e, a questo punto, non può neanche valere la giustificazione, in ogni caso illegittima, che a gestire le singole questioni sia un sistema informatico. È indubbio che la compagnia ha addebitato da Berlino una somma per nulla dovuta e ha preteso il pagamento dei trolley a bordo che al momento dell’acquisto del biglietto era gratuito.

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Forse Ryanair pensa che la questione possa essere circoscritta soltanto agli aspetti oggetto di esame da parte dell’Antitrust. E forte della sospensiva ottenuta, ritiene di avere già vinto il ricorso e continua a pretendere illegittimi pagamenti per l’imbarco dei bagagli.

In attesa di conoscere quello che deciderà il Tar nel merito della sanzione dell’Antitrust, bisogna evidenziare che in tale comportamento della compagnia possono individuarsi altri profili di violazione dei diritti dei passeggeri e delle norme del Codice del Consumo. A titolo di esempio, risulta chiaro che quanto accaduto determina un significativo squilibrio, a favore della compagnia e a carico del consumatore, dei diritti e degli obblighi derivanti dal contratto.

Consiglierei alla passeggera di segnalare in ogni caso quanto accaduto all’Antitrust affinché tale Autorità, quando sarà definito il giudizio amministrativo, possa avere elementi per valutare le modalità dei comportamenti messi in atto da Ryanair nel periodo di sospensione. In ogni caso conviene contestare alla compagnia con raccomandata o pec le somme illegittimamente pretese chiedendone il rimborso.

Ryanair dimentica poi che vi sono dei principi di correttezza, lealtà e buona fede a cui è comunque e sempre tenuta, e cambiare le regole durante la fase di esecuzione del contratto significa appunto venir meno ai propri doveri.

Certamente quanto accaduto conferma che ormai con Ryanair siamo in un regime di Far West e il passeggero subisce quotidianamente soprusi e vessazioni. Non si tratta più di singoli casi isolati ma di un comportamento complessivo messo in atto attraverso la reiterazione di singoli comportamenti illegittimi. Forse è giunto il momento che le Autorità, tutte le Autorità, comincino a esaminare nello specifico quanto sta accadendo, non lasciando soltanto l’Antitrust ad essere, per il momento, l’unico concreto argine nella tutela dei diritti dei passeggeri.