Arancia di Ribera Dop, le siciliane conquistano la grande distribuzione

Buccia arancione brillante, polpa bionda e senza semi, una dolcezza e un gusto inconfondibili: è l’Arancia di Ribera Dop, una vera star tra gli agrumi siciliani, tanto da meritarsi un festival ad hoc, il Riberella Winter Food Festival che si è appena concluso nella cittadina in provincia di Agrigento, patria di questa bontà.

Qui l’agricoltura è la prima voce dell’economia e la produzione di arance il settore trainante. Sette anni fa la conquista della certificazione Dop, la Denominazione d’Origine Protetta che identifica un prodotto coltivato e trasformato in un’area geografica determinata e caratterizzata da una perizia riconosciuta e constatata.
Per l’Arancia di Ribera Dop questa area geografica coincide con il territorio di ben 14 comuni della provincia di Agrigento e dà luogo alla produzione di tre varietà: la prima produzione inizia a novembre con la varietà Navelina e prosegue, da dicembre fino a fine maggio, con le varietà Brasiliano e Washington Navel.

Forte delle sue specificità organolettiche – si riconosce perché senza semi, molto aromatico e zuccherino – questo agrume è partito alla conquista dei mercati e dei consumatori, ogni giorno più attenti a cercare la qualità in ciò che portano a tavola. E il riscontro è stato fin da subito positivo, con un trend di vendita in crescita. “Siamo molto soddisfatti – conferma Giuseppe Pasciuta, presidente del Consorzio di tutela Arancia di Ribera Dop – siamo già a 37 milioni di chili di arance prodotte (di cui 7 milioni di arance Dop e 30 di Riberella), su una produzione media di 120 milioni. E il prodotto è sempre più richiesto, sia sul mercato nazionale che all’estero: quella di quest’anno, poi, è una campagna eccezionale, rischiamo di rimanere senza prodotto già a fine febbraio. Il che è un’ottima notizia, che ci spinge anche a pensare di sviluppare delle varietà tardive che possano soddisfare l’ulteriore domanda”.

Quali sono i principali canali di vendita? “Il 50% della produzione va in vendite dirette e on line. Oggi ci sono circa 150 produttori del territorio che si sono organizzati con magazzini o piccoli punti vendita soprattutto nel centro e nord Italia per vendere direttamente il proprio prodotto. L’altro 50% va nella GDO, dove la presenza delle nostre arance è ormai capillare: riforniamo Conad, Auchan, Carrefour, Famila, Lidl e altre catene”.

A proposito, qual è il prezzo medio che il produttore riesce a spuntare nella trattativa con la grande distribuzione? “Anche su questo punto assistiamo a un trend in crescita: se l’anno scorso il prezzo era di 37-38 centesimi al chilogrammo, quest’anno siamo saliti a 40-42 centesimi. Prezzo che sale ancora un po’ per i prodotti bio. Sono dati positivi, ma dobbiamo impegnarci a migliorarli ancora”.

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Insomma, produzione e vendita sono in una fase di forte espansione. Ma quali sono gli ostacoli che temete di più in questa corsa? “Le maggiori criticità sono due: la difficoltà di fare rete tra i produttori, spesso restii a collaborare per un comune interesse, quello di non svendere a prezzi non competitivi per non rovinare il mercato, e quello della carenza di servizi e infrastrutture: ogni giorno facciamo i conti con una rete viaria insufficiente, strade rurali abbandonate, un sistema idrico senza manutenzione che ad ogni rottura causa problemi di approvvigionamento dell’acqua, fiumi e torrenti anch’essi privi di manutenzione, che in caso di esondazione distruggono ogni cosa sul loro percorso. Sono problemi seri cui la Regione Siciliana dovrebbe dare una risposta che però non arriva mai”.