Acrilammide, micotossine e cibo per i gatti, le aziende reagiscono al test che le accusa

Quando si parla di animali domestici e della loro salute l’attenzione dei nostri lettori è sempre molto alta e lo dimostra il numero di commenti e condivisioni che ha ricevuto il nostro articolo sulle analisi realizzate dal mensile dei consumatori della Svizzera italiana Borsa della Spesa. In molti ci avete chiesto di riportare anche i marchi dei prodotti che sono stati promossi. Iniziamo col dire che dei 15 croccantini analizzati nessuno ha ricevuto un giudizio più alto di soddisfacente. In particolare, 8 sono stati classificati con il giudizio di soddisfacente, 4 sono stati i pochi soddisfacenti e 3 insufficienti.

Andiamo coi nomi. I primi 8 croccantini sono: Hill’s Science Plan (adult 1-6 Optimal Care); Iams Naturally (Adult); Topix (Alimento secco per gatti); Royal Canin (Regular sterilised); Purina Felix (Knuspermenu); M-Budget (Alimento secco per gatti); Coshida (Completo); Whiskas (+1).

I quattro poco soddisfacenti sono, invece: Purina One (Bifensis adult); Exelcat (Menu Craquant); Natural Trainer (Adult) e Almo Nature (Alternative). Infine i tre insufficienti: Purina Pro Plan (Adult Optirenal); Josera (Classic) e Cat Menu-Mix (Qualité&Prix).

I risultati delle analisi sull’acrilammide hanno pesato per il 50% sul giudizio finale. In questa prova un unico campione è stato giudicato buono, il Coshiba di Lidl. Tre campioni, invece si sono aggiudicati un voto soddisfacente (Hill’s, Topix, M-Budget); due poco soddisfacenti (Iams e Whiskas) e 9 insufficienti (Royal Canin tutti i marchi Purina, Exelcat, Almo Nature, Josera e Cat Menu-Mix). Purtroppo, i nostri colleghi svizzeri non forniscono la quantità di sostanza che hanno rilevato le analisi. Meglio è andata nella prova sulle micotossine che ha pesato per il 30% sul giudizio finale. In questa prova ci sono stati addirittura dei prodotti, tre, che sono stati promossi a pieni voti (Iams Naturally, Royal Canin e Whiskas); tre che si sono aggiudicati un “buono” (Hill’S, Purina Felix e Purina One); 4 poco soddisfacenti (Topix, M-Budget, Exelcat e Purina Pro Plan) e 5 insoddisfacenti (Coshida, Natural Trainer, Almo Nature, Josera e Cat Menu-Mix).

La risposta di Purina

Purina ci ha scritto una mail per replicare al nostro articolo che riportiamo integralmente

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Gentile Redazione, abbiamo avuto modo di leggere il vostro articolo in oggetto che riprende in maniera parziale, superficiale e non trasparente i dati pubblicati sulla rivista svizzera La Borsa della Spesa, non rendendo pubblico l’intero studio, ma additando solo Purina (e un’altra marca non distribuita in Italia) e non tutte le marche citate dallo studio con risultati analoghi.

Oltretutto, i dati in nostro possesso provenienti da due indipendenti e noti laboratori specializzati in analisi su food e petfood, nonché certificati ISO 17025, indicano livelli molto più bassi di acrilamide di quelli riportati nel test. Infatti, ci risultano livelli tutti al di sotto del livello Europeo di 300 ppb per i cereali nel cibo per umani, che è il benchmark per la sicurezza alimentare considerato nell’analisi riportate nell’articolo.

In Purina, svolgiamo circa 300 test ogni giorno sulle materie prime e i materiali di confezionamento che entrano nelle nostre fabbriche e operiamo altri 1.100 controlli durante il processo di produzione e sul prodotto finito, in modo da assicurare la qualità e la sicurezza del nostro petfood. Siamo inoltre allineati o superiamo ogni principale standard riguardo a sicurezza e qualità del petfood, inclusi quelli emessi dalla Commissione Europea e dalle norme degli stati membri, EFSA e FEDIAF.

Per quanto riguarda l’altro aspetto valutato dallo studio, e cioè le micotossine, la legislazione Europa determina il livello di micotossine consentito nelle materie prime e nei prodotti finiti intesi per consumo umano o animale. Tutti i prodotti Purina citati nello studio in riferimento alle micotossine sono ben al di sotto dei limiti europei fissati per il petfood.

Non da ultimo, nell’articolo sono stati volutamente omessi i dettagli della metodologia utilizzata in questo studio ed è pertanto impossibile valutare l’accuratezza scientifica dei valori che fornisce. Non siamo quindi  in grado di spiegare le differenze con i risultati delle analisi che ci forniscono i laboratori indipendenti con cui lavoriamo. In più, bisogna considerare che la dimensione ridotta dello studio rende  difficile considerarlo rappresentativo”.

Interviene anche Almo Nature

Anche l’azienda di Pier Giovanni Capellino vuole dire la sua dalle colonne del Salvagente, l’unico giornale italiano che ha dato risalto alle analisi svizzere.

Ecco i suoi commenti.

Premesso che Almo Nature considera un fatto positivo che le associazioni a tutela dei consumatori si interessino della qualità degli alimenti destinati agli animali familiari, perché la tutela della salute degli animali domestici è da sempre valore imprescindibile per la nostra azienda, in relazione al vostro articolo che riprende la ricerca condotta da La Borsa della Spesa, riteniamo sia opportuno esprimere alcune precisazioni basate su elementi oggettivi e scientifici, in nome della trasparenza e della serietà.

Per quanto riguarda il primo aspetto valutato dallo studio, relativo alla supposta presenza di micotossine, è bene precisare che la normativa europea e nazionale pone attenzione solo a quelle ritenute dannose per la salute dell’animale, per le quali prevede limiti specifici. In tutti i casi in cui siano stabiliti livelli di riferimento, e per tutti i prodotti commercializzati, Almo Nature e le autorità sanitarie monitorano costantemente tali tenori, che per i nostri prodotti risultano ben al di sotto dei limiti di legge, e molto spesso al di sotto del limite stesso di quantificazione. Se fossero rilevate concentrazioni eccedenti tali limiti, Almo Nature non immetterebbe sul mercato quei prodotti, non solo per un preciso dovere giuridico, ma anche perché la tutela della salute di cani e gatti è un valore irrinunciabile per la nostra azienda.

In merito al secondo punto sollevato dalla ricerca svizzera, ossia ai supposti elevati livelli di acrilammide riscontrati, è necessario sottolineare quanto peraltro indicato anche dalla rivista svizzera e cioè che per il pet food non sono previsti limiti di legge, né esistono studi scientifici utili a determinare se ed entro quali limiti la presenza di acrilammide comporti un rischio per cani e gatti. A nostro avviso, una semplice trasposizione dei valori guida fissati per l’alimentazione umana non è condivisibile, poiché farlo significherebbe non riconoscere la specificità della fisiologia e dell’alimentazione animale. Ciò nonostante, le analisi condotte sui nostri prodotti, effettuate a seguito della pubblicazione della La Borsa della Spesa, provenienti da noti laboratori specializzati e accreditati, indicano nell’83% dei casi livelli di acrilammide al di sotto del limite di quantificazione e, nei rimanenti casi, un valore molto al di sotto del livello Europeo di 300 ppb per i cereali nel cibo per umani.

Non da ultimo, ci teniamo a sottolineare che la Borsa della Spesa ha volutamente omesso i dettagli della metodologia analitica utilizzata: i parametri scelti, il metodo di analisi e l’interpretazione dei risultati non fanno riferimento a elementi oggettivi e trasparenti, né a limiti di legge e risultano ad oggi ignoti, nonostante l’esplicita richiesta di approfondimento fatta dalla scrivente azienda.

I risultati pubblicati da La Borsa della Spesa, quindi, non solo risultano incomprensibili e incompatibili con le analisi da noi effettuate, ma il diniego della rivista nel voler rivelare le metodologie analitiche utilizzate li rende non trasparenti né verificabili.