Repellenti e insetticidi, Anses: c’è un legame con alcuni tumori infantili

L’uso domestico di pesticidi, in particolare insetticidi, è collegato ad un aumentato rischio di cancro infantile, tra cui la leucemia e tumori cerebrali. E’ la conclusione cui giunge uno studio, Metachild, lanciato nel 2014 e coordinato dall’Anses, l’autorità francese per la sicurezza dei farmaci. Lo scopo della ricerca era quello di identificare i vari studi condotti sui più comuni tumori pediatrici, in particolare tumori cerebrali e leucemie, e di fornire un’analisi aggregata chiamata “meta-analisi”.

Lo studio ha dimostrato associazioni statisticamente significative tra l’uso di pesticidi residenziale e tumori al cervello (aumento del rischio del 26%, 18 studi inclusi) e con leucemia (aumento del rischio del 57%, 15 studi inclusi).

Per i tumori cerebrali, spiccano diversi fattori: uso interno (+ 23%), l’uso prenatale (+ 29%) come post-natale (+ 26%), insetticidi (+ 23%), trattamenti repellenti delle pulci / zecche (+ 46%) , trattamento per animali domestici (+ 43%). I risultati non erano statisticamente significativi per erbicidi e fungicidi, che sono oggetto di un numero insufficiente di studi.

Per quanto riguarda le leucemie, la meta-analisi mostra principalmente l’esposizione al chiuso e prenatale (ma non postnatale), così come l’uso di insetticidi. A differenza dei tumori cerebrali, è emersa un’associazione statisticamente significativa con l’uso di erbicidi, ma solo per un sottotipo di leucemie, quelle chiamate “linfoblasti acuti”, con un aumento del rischio del 34%. Si tratta – ci tengono a precisare gli autori della ricerca – di uno studio epidemiologico e in quanto tale non è possibile concludere che esiste un nesso causale tra l’uso di questi prodotti e i tumori pediatrici. Per fare questo, sarebbe necessario “un follow-up a lungo termine di una popolazione molto ampia la cui esposizione è ben documentata.”

Quali elementi mancano per garantire la possibile causalità? Innanzitutto – spiegano gli autori – la dimostrazione di una “relazione dose-risposta”. In secondo luogo, resta complesso dimostrare un legame tra un particolare prodotto e una malattia: “Ci troviamo di fronte a tutta una serie di classi di agenti, da un lato, e di fronte a tutta una serie di patologie di cui possono essere potenzialmente responsabili”.

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