Il diesel, bersaglio facile nel vuoto della politica

Tre milioni di auto ferme, salvo rare eccezioni, in tutta la Pianura padana. Da oggi, primo ottobre scattano le misure antismog sui diesel Euro 3 in Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto, destinate ad agitare i sonni degli automobilisti fino al 31 marzo 2019. In Piemonte i divieti scatteranno la prossima.

Roma, invece, prova ad anticipare lo stop previsto per il 2024 al prossimo 2019. Tra pochi mesi, secondo le intenzioni espresse dall’assessore alla Mobilità del Campidoglio Linda Meleo, i diesel euro 3 non potranno entrare nell’anello ferroviario romano:  “Stiamo pensando a un provvedimento che dia tempo alla città di adeguarsi al divieto che dovremo inserire di qui a breve. Immaginiamo di introdurre questa misura il prossimo anno”.

Ovunque si parla della necessità di politiche mirate a ridurre le emissioni inquinanti, ovunque il dibattito è aperto e all’ordine del giorno. Con le amministrazioni che varano politiche abitative e di mobilità in cerca di soluzioni sempre più razionali. Noi però siamo ancora ai chilometri di fila quotidiani di veicoli privati con il solo conducente a bordo, in tutte le aree urbane e suburbane. Anche veicoli vetusti, perché non ci sono i soldi per sostituirli. E poi, quale potrebbe essere l’alternativa?

E le alternative?

L’elettrico? Suvvia, l’autonomia è ridotta, i costi sono alti, e le colonnine di ricarica sono scarse.

Che dire della Norvegia, dove in alcuni mesi si vendono più auto elettriche che con motore a combustione interna? Dove il fabbisogno elettrico nazionale è interamente prodotto da fonti rinnovabili? Si, loro sono in pochi e hanno i soldi, vero.

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E allora la Cina? Sapete che laggiù ci sono 13 città nelle quali i mezzi a due ruote con motore a benzina sono proibiti? Proibiti. Solo ciclomotori e moto elettriche, che sono il 90% del parco circolante.

Quanti di noi si sono accorti che dal 1° gennaio scorso la Toyota ha interrotto la produzione di motori diesel? Solo benzina o ibridi in catalogo. E non è un caso isolato. La Honda ha annunciato che dal 2025 almeno i due terzi della sua produzione automobilistica saranno in tutto o in parte elettrificati. E dal 2030 tale percentuale salirà al 100%. La Volvo, che è cinese, arriverà un po’ prima: dal prossimo anno. La Porsche lo ha annunciato solo il mese scorso. L’industria è più avanti, ha fiutato il vento da tempo.

Nel frattempo c’è la corsa dei vari paesi ad annunciare il blocco della commercializzazione di veicoli con motore termico (quindi anche benzina): in Norvegia e Olanda dal 2025, fra 7 anni! In Germania e India dal 2030. In Scozia dal 2032, in Francia dal 2040.

Il mondo là fuori è cambiato, ma nessuno ce l’ha detto. Così ecco che l’Italia è ancora il paese dove si vendono percentualmente più auto diesel. E ora?

Qualche ragione per essere arrabbiati

Ora purtroppo arriverà una resa dei conti, con problemi crescenti per chi ha comprato queste vetture. A Roma nelle domeniche ecologiche sono state bloccate anche le diesel Euro 6, quelle più recenti. E forse chi ha speso dei soldi per un’auto nuova, confidando nel protocollo d’omologazione più aggiornato e severo, oggi ha qualche ragione per essere arrabbiato.

Anche perché il problema, per dircela tutta, non sono certo le diesel moderne. Il problema sono i vecchi diesel, i veicoli commerciali, la flotta dei mezzi pubblici obsoleti. E poi, la pessima abitudine di togliere il filtro antiparticolato dopo l’acquisto dell’auto. Perché crea problemi, perché quando entra la procedura di pulizia le prestazioni si riducono troppo; perché tanto la revisione si riesce a passare lo stesso tramite quel meccanico amico. O no?

Forse, a ben guardare, il nostro problema è proprio in questa superficialità di pensiero e d’azione. Un superficialità che caratterizza anche chi prende decisioni. Perché capire che il problema non sono i diesel moderni sarebbe facile per qualunque amministrazione. Basterebbe studiare. Ma all’Europa qualcosa bisogna pur far vedere, no? E poi, oggi i diesel sono nell’occhio del ciclone, e allora sono un bersaglio facile.

Dopo i diesel toccherà al benzina

Quindi rassegnamoci, la crociata contro questa motorizzazione che una volta sembrava economica ed ecologica è inarrestabile. E a brevissimo partirà anche quella contro i motori a benzina. Perché questi emettono molta più CO2 dei diesel. Soprattutto se hanno molti cavalli. L’allarme fra gli esperti è già stato lanciato. Ne ha parlato -ad esempio- l’inglese Jato Dinamics, facendo notare che un’auto diesel da 142 cavalli emette 115 g/km di CO2, contro i 122 g/km di un’auto a benzina da 123 cavalli. Però anche questa informazione deve essere sfuggita. Ne parleremo fra qualche anno. Ma non sarebbe meglio prepararsi subito all’elettrico? Non solo dal punto di vista dei veicoli. Anche della produzione di energia. Per arrivare, una volta tanto, per tempo, senza essere costretti a rincorrere per tamponare  i problemi. Difficile…