Pomodoro, scatta l’indicazione di origine su concentrato, sughi e pelati

Entra in vigore oggi l’indicazione di origine obbligatoria anche sui derivati del pomodoro. Così oltre che sull’ortaggio fresco e sulle passate l’indicazione si origine si estende “ai derivati come conserve e concentrato di pomodoro, oltre che a sughi e salse che siano composti almeno per il 50% da derivati del pomodoro”.

Cosa troveremo in etichetta?

Il provvedimento prevede che le confezioni di derivati del pomodoro, sughi e salse prodotte in Italia dovranno avere obbligatoriamente indicate in etichetta le seguenti diciture:

a) Paese di coltivazione del pomodoro: nome del paese nel quale il pomodoro viene coltivato;

b) Paese di trasformazione del pomodoro: nome del paese in cui il pomodoro è stato trasformato.

Se queste fasi avvengono nel territorio di più paesi possono essere utilizzate, a seconda della provenienza, le seguenti diciture: Paesi UE, Paesi NON UE, Paesi UE E NON UE.

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Se tutte le operazioni avvengono nel nostro paese, o comunque in un unico paese, si può utilizzare la dicitura “Origine del pomodoro: Italia”.

“Etichettare anche se sotto il 50%”

Maurizio Gardini, presidente di Conserve Italia e di Confcooperative a febbraio quando fu firmato il decreto dagli allora ministri Calenda (Sviluppo economico) e Martina (Politiche agricole) aveva dichiarato : “L’obbligo di indicare l’origine del pomodoro nei trasformati come salse e sughi pronti è la risposta che attendavamo per contrastare e arginare la scarsa trasparenza e la crescita di fenomeni di contraffazione che danneggiano tutte le aziende sane che operano nella filiera del pomodoro da industria. Noi siamo favorevoli andare oltre quanto stabilito nel decreto, obbligandole imprese a indicare la provenienza della materia prima anche nei casi in cui la componente pomodoro incida per una percentuale inferiore al 50%, come è attualmente previsto nel testo”.