Pfas, maxi multa alla Miteni: “Aveva ma non ha fornito i dati sulla contaminazione”

PFAS

I carabinieri del Noe di Treviso hanno inflitto una maxi multa da 3 milioni e 700mila euro a Miteni, l’azienda additata come principale responsabile della contaminazione da Pfas nel vicentino. L’accusa è di non aver comunicato agli enti preposti i risultati delle analisi che già anni prima che scoppiasse il caso dimostravano la gravità della contaminazione. Si tratta di una sanzione amministrativa e non di un atto penale, come ha specificato la Miteni che ha già fatto sapere che verrà impugnata.

L’azienda si difende, Zanoni (Pd): “Regione si attivi”

Secondo quanto spiegato dalla stessa Miteni, “i carabinieri affermano che dal 2013 l’azienda non avrebbe spedito uno specifico certificato con i dati ambientali, e per ogni giorno è stata calcolata una multa pari a 2.000 euro“. La Miteni ha annunciato immediato ricorso, che per legge deve essere inviato entro 30 giorni dalla notifica al ministero dell’Ambiente.

Molto critici con l’azienda i consiglieri regionali Andrea Zanoni (Pd) e Cristina Guarda (Lista Amp): “L’importo parla chiaro e la dice lunga sulla gravità di quanto accaduto. È bene che le autorità di controllo si muovano ed elevino contravvenzioni per violazioni amministrative, speriamo che sia un primo passo. Adesso la Regione si faccia parte attiva presso il governo affinché le somme riscosse dalle sanzioni vengano destinate ai contaminati da Pfas, le principali vittime di questa immane catastrofe ambientale e sanitaria”.

Greenpeace: “Sequestrate l’impianto”

Intanto Greenpeace stamane ha depositato un esposto presso la Procura di Vicenza per chiedere “il sequestro dell’impianto e la verifica su eventuali responsabilità” frutto di dolo o di omissione, addebitabili ai rappresentanti legali dell’azienda e a rappresentanti e funzionari di tutte le amministrazioni pubbliche coinvolte in un nuovo caso di inquinamento, accertato già nel 2013 e parallelo alla questione Pfas. L’organizzazione ambientalista ha per questo depositato in queste ore due differenti esposti: un primo presso la Procura competente di Vicenza, un secondo presso la Corte dei Conti del Veneto.

“Quanto emerge dalla consultazione dei documenti ufficiali è gravissimo”, dichiara Giuseppe Ungherese, responsabile Campagna Inquinamento di Greenpeace Italia, “e pone seri interrogativi sull’operato delle istituzioni locali preposte che, di fronte a prove tangibili di un inquinamento oltre le soglie di sostanze già normate, non solo non hanno preso alcun provvedimento cautelativo e sanzionatorio, ma hanno di fatto garantito a Miteni la continuità ad operare col rinnovo dell’Aia nel 2014″.

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Tutte le autorità locali riunite nella conferenza dei servizi (Regione Veneto, Arpav, Provincia di Vicenza e Comune di Trissino), prosegue in una nota l’associazione, erano a conoscenza di tali violazioni almeno dal luglio 2014. Tuttavia, a fronte di una grave e accertata situazione di inquinamento delle acque da parte di Miteni, le autorità preposte non hanno adottato tutte le cautele del caso né tantomeno la doverosa e concreta applicazione del principio di precauzione. Inoltre, riguardo le misure intraprese da Miteni per contenere l’inquinamento, dai documenti ufficiali non risultano azioni specifiche di controllo sulla tenuta e l’efficacia della barriera idraulica, realizzata su iniziativa dell’azienda stessa e implementata nel 2016, sempre su iniziativa di Miteni.