Prosecco e pesticidi, gli abitanti: “Dati confermano preoccupazione, basta minimizzare”

GLIFOSATO CANCRO

Tra le persone che subiscono maggiormente gli effetti del massiccio utilizzo di pesticidi nelle zone di produzione del prosecco, ci sono proprio gli abitanti. I cittadini veneti hanno creato un comitato Marcia stop pesticidi proprio per attirare l’attenzione sul problema. Tra le realtà aderenti c’è anche il il responsabile agricoltura per il WWF Italia, Franco Ferroni, che commenta così l’inchiesta del Salvagente su pesticidi e prosecco: “Il vostro lavoro ripropone il problema che abbiamo più volte evidenziato come associazioni ambientaliste, che è il mix di contaminazione”. Ferroni spiega: “Molti pesticidi sono interferenti endocrini, probabili cancerogeni e una serie di studi hanno dimostrato che sono proprio queste miscele di residui che restano presenti all’interno dei cibi o delle bevande ad essere più pericoli del singolo principio attivo. Sembra che ci sia anche un effetto legato proprio alla combinazione”.

Non solo conseguenze per l’uomo

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Il comitato Marcia stop pesticidi commenta: “Grazie al Salvagente per la coraggiosa inchiesta. Prosecco e pesticidi sono un aperitivo insano e che dovrebbe preoccupare il tutti i cittadini del Veneto e i consumatori. Sospettiamo che nessuna etichetta si salvi, sebbene i residui trovati siano al di sotto del limite massimo previsto per legge”. E le conseguenze dirette sulla salute umana dei residui rappresentano solo una parte del problema, come chiarisce l’esperto del Wwf: “Non è che uno beve prosecco tutti i giorni, ma non bisogna mai soffermarsi a valutare solo il residuo del pesticida del prodotto che viene consumato, perché è solo una minima parte dell’impatto su tutto l’ambiente, come il rapporto Ispra conferma. La commissione europea – aggiunge Franco Ferroni – ha ormai ampiamente documentato che il principale fattore di minaccia per le specie e per gli habitat è l’agricoltura intensiva e i pesticidi sono una delle principali cause. Il problema è che i provvedimenti presi restano solo sulla carta, nella sostanza sul campo le cose mancano molto poco”.

“Passare al biologico”

La via d’uscita da questa situazione, suggerisce il comitato, è una: “È arrivato il momento di pensare davvero a una riconversione della viticoltura veneta al biologico. La Regione continua a finanziare abbondantemente il settore vitivinicolo che dal 2007 a oggi tramite vari Piani europei e locali ha ricevuto 103 milioni di euro. ( DIchiarazione di Andrea Zanoni del Consiglio regionale ) Chiediamo una nuova politica agricola che punti sull’agricoltura biologica e l’agroecologia, come propone la FAO, e chiediamo l’applicazione rigorosa del Principio di Precauzione per i pesticidi di sintesi”

 

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