Indicazione di origine per pasta, riso, latte, pomodoro in vigore fino al 2020

ETICHETTA

Fino al 31 marzo 2020 sarà “assicurata l’applicabilità” dell’obbligo di indicare in etichetta l’origine della materia prima per pasta, riso, prodotti derivati dal pomodoro e latte, come prodotto e come ingrediente contenuto in altri alimenti. Il governo Gentiloni ha firmato il decreto con il quale si assicura l’applicabilità fino al 31 marzo 2020 dei decreti ministeriali che hanno introdotto l’obbligo di specificare la provenienza della materia prima sui quattro alimenti. Il 1° aprile 2020 infatti entrerà in vigore il nuovo Regolamento Ue che limiterà i casi in cui indicare l’origine della materia pria.

“Si tratta di un provvedimento resosi necessario – si legge in una nota del Mipaaf – per evitare vuoti di disciplina e incertezze interpretative, in attesa della applicazione del regolamento di esecuzione in materia adottato dalla Commissione europea, prevista per il 1 aprile 2020, in corso di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione. Gli ulteriori mesi di sperimentazione di queste misure consentiranno di garantire trasparenza verso i consumatori e valorizzazione dei prodotti italiani”.

La minaccia del nuovo Regolamento Ue

Cosa succederà dopo? I rischi che la trasparenza italiana – seppur introdotta in fase sperimentale e dunque a tempo determinato – venga spazzata via dal nuovo Regolamento Ue sono alti.

Cosa prevede la norma? I produttori saranno obbligati a fornire in etichetta le informazioni sull’origine, solo quando il luogo di provenienza dell’alimento è indicato – o anche semplicemente evocato – in etichetta e non è lo stesso di quello del suo ingrediente primario. Ad esempio: se un pacco di pasta lavorata in Italia riporta il tricolore dovrà indicare se l’origine del grano è estera, se cioè “l’ingrediente prevalente”  proviene da altro paese. Così come un salume dovrà specificare l’origine della carne suina proviene dalla Germania o dalla Polonia e sulla confezione si fa riferimento con “segni, simboli” all’italianità del prodotto. Di sicuro un passo indietro per le normative italiane appena approvate su pasta, riso, latte (come prodotto e come ingrediente) e prodotti del pomodoro: oggi ad esempio su una confezione di spaghetti è sempre obbligatorio inserire l’indicazione della provenienza del grano, a prescindere se sul campo visuale principale dell’etichetta venga o meno indicato o evocato un paese.