Doping e fitness, il racconto del personal trainer: “Come si spaccia in palestra”

Sempre più persone in Italia, soprattutto giovani, utilizzano sostanze dopanti per gonfiare il fisico e le prestazioni sportive. E spesso lo fanno servendosi al mercato nero su internet o in palestra. È questo l’allarme lanciato durante il 18° Congresso Nazionale della Società Italiana di Tossicologia che si è tenuto a Bologna. Le sostanze potenzialmente pericolose più assunte sono anabolizzanti nel 27% dei casi, stimolanti di varia natura nel 49%, proteine e amminoacidi nel 36% e dimagranti nell’11%. Gli steroidi anabolizzanti usati per aumentare la massa muscolare sono tra le sostanze più usate, e comportano come rischio quelli di stirare o rompere i tendini. Altra categoria privilegiata dai fissati dell’agonismo da palestra, sono gli piscostimolanti: cocaina, ecstasy, anfetamina, efedrina. Sono diversi i casi di atleti che si rivolgono agli ospedali per reazione avverse e nel 7% delle volte ricoverati addirittura per overdose. E se il 36% delle volte si compra su internet, ben il 10% viene smerciato sottobanco in palestra.  Come raccontava Il Salvagente nel luglio 2016, con un’inchiesta di Daniela Molina, che aveva intervistato un testimone di questi scambi vietati, la cui storia riportiamo di seguito.

Il racconto del personal trainer

Walter fa il personal trainer e da 30 anni si allena nelle palestre. È lui che racconta al Test-Salvagente quanti sono i locali in cui circolano queste sostanze. La premessa è decisamente sconfortante: “In alcune se non ti dopi non metti nemmeno piede”.  Spiega Walter che sono gli stessi gestori a supervisionare, e le punture di anabolizzanti sono un must. In altri casi invece i frequentatori sono misti, ma ai ragazzi neofiti che si avvicinano incuriositi a chi ha un corpo tutto muscoli e gli chiedono come ha fatto, è facile che venga risposto con l’elenco di ciò che viene assunto e la proposta di fare altrettanto. Così il giovincello sprovveduto viene accalappiato. Comincia, e pian piano aumenta il cocktail perché costata che la “via breve” funziona: nel giro di pochi giorni gli effetti sono già visibili, ma il malcapitato non sa cosa c’è dietro. “Sono convinti di stare benissimo” ci dice Walter, “se vai a casa loro e apri il frigorifero, lo trovi quasi vuoto: non c’è cibo, ma in compenso ci sono fiale e flaconi di ogni genere di prodotti contenenti sostanze proibite e dannose”.

Cicli di 6 mesi

Si fanno dei cicli: 6 mesi di sostanze dopanti, un periodo di riposo e si ricomincia. Ma non si sospendono gli integratori e la dieta. Se si fanno delle gare bisogna sottoporsi a un regime più intenso, aggiungendo altre dosi: serve la creatina in polvere o in pasticche perché è un carburante per i muscoli e va presa un’ora prima della gara; poi gli aminoacidi (1 grammo per ogni chilo di peso corporeo) e vanno presi prima durante e dopo la gara. Non solo, c’è da incrementare le proteine e ne vanno assunte – a seconda del peso – almeno 60 grammi divisi nell’arco della giornata, con l’ultima dose prima di andare a dormire.  “Un mio amico” prosegue Walter “aveva iniziato come tutti i ragazzi, che all’inizio chiedono solo proteine e aminoacidi, e poi era andato avanti in una escalation con sostanze sempre più forti. A forza di anabolizzanti e diete a base solo di carne e senza liquidi era diventato nervoso e aggressivo. Poi ha cominciato a sentirsi male, solo a quel punto si è deciso a smettere. Ora non può più allenarsi ed è diventato la metà”.