Coca-Cola: prima il profitto, poi la salute

Lake Hopatcong, USA - December 13, 2012 Coca-Cola bottle and glass on picnic table

Si accumulano le prove contro la Coca-Cola, accusata da tempo di aver influenzato, nel proprio interesse, il dibattito sulle cause dell’obesità, problema molto sentito in America. Attraverso generose elargizioni avrebbe finanziato studi che avevano l’obiettivo di smentire che il consumo di soft drinks fosse causa dell’obesità, spostando l’attenzione su altre cause, primo tra tutti lo scarso esercizio fisico.

L’ultimo in ordine cronologico a inchiodare la società americana alle sue responsabilità è lo studio pubblicato in questi giorni sul Journal of Epidemiology and Community Health che rivela il contenuto di alcune email e documenti interni della società, ora di dominio pubblico grazie all’azione di un’associazione dei consumatori.

Secondo questi documenti la Coca-Cola ha finanziato e sostenuto il Global Energy Balance Network, una rete di esperti e divulgatori per farne un'”arma” nella guerra tra industria e salute pubblica; un’arma che doveva riuscire a dare un punto di vista scientifico favorevole ai soft drinks, sostanzialmente scagionandoli dall’accusa di causare l’obesità, convincendo giornalisti ed esperti che le vere cause fossero altre. L’obiettivo, ovviamente, è quello di proteggere il proprio business, i cui profitti sono minacciati da un’onda salutista che sta mettendo in crisi i colossi dell’industria alimentare americana.

La Coca-Cola avrebbe quindi stilato una vera e propria strategia di cui il GBNE era la pedina più importante. All’apparenza un organismo onesto e indipendente da interessi aziendali, al cui interno operavano esperti del settore pronti a dare il sigillo dell’ufficialità agli studi forniti. Studi che, come detto, erano invece tutt’altro che imparziali, generosamente finanziati dalla Coca-Cola e dunque concentrati a dimostrare che le bevande zuccherate non hanno nulla a che fare con l’obesità e che la migliore risposta a questa malattia sta nella scienza dell'”equilibrio energetico” e nella comprensione del comportamento individuale e socioculturale.

Ma il messaggio per essere efficace doveva essere anche ben diffuso: di qui la messa in opera di una vera e propria campagna di convincimento di politici, esperti e giornalisti.

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Le “tattiche” di convincimento proposte erano: incontri one-to-one con i decisori politici; la creazione di un programma per insegnare l’approccio del bilancio energetico agli operatori sanitari; eventi dedicati a giornalisti e blogger di fitness e salute (quindi: workshop, stage e conferenze); lo sviluppo di un sito web e l’utilizzo dei social media per fornire informazioni e materiale sull’approccio del bilancio energetico e per diffondere studi e ricerche in merito.

Insomma, secondo le segrete intenzioni della Coca-Cola, il GEBN doveva diventare “il luogo dove vanno i media per un commento su qualsiasi problema di obesità”. Fino ad ottenere una partnership con organizzazioni globali come la American Society for Nutrition e l’International Life Sciences Institute.

Ma le cose sono andate diversamente, le segrete manovre sono venute a galla. Di fronte a prove così incontestabili, c’è da chiedersi se e come la Coca-Cola possa provare a difendere o giustificare la sua condotta.