Stop energy drink agli inglesi minori di 16 anni: i ragazzi italiani sono più resistenti?

Un vecchio e ben conosciuto detto recita che “sbagliare è umano”, ma è il perseverare che ci trasforma in novelli Mefistofeli.
Sugli energy drink e i loro effetti sono oramai presenti nella letteratura scientifica oltre 3.300 articoli che si dividono più o meno equamente fra fautori e detrattori di queste bibite in base ai loro effetti sulla salute dei consumatori.
D’altra parte un paese avveduto e che guarda al futuro investe preventivamente nei giovani e nella loro salute così si spiega la notizia letta di pochi giorni fa: alcune importanti catene distributive del Regno Unito hanno dal primo marzo deciso di non vendere più queste bevande a chi ha meno di 16 anni.
I dati dell’EFSA confermano che oltre il 68% dei giovani consuma energy drink e che la caffeina che ingeriscono quotidianamente è considerevole e superiore ai 200 mg accettabili. Uno studio canadese ha anche dimostrato che su 2.055 giovani di età compresa tra 12 e 24 anni ben il 55,4% ha riferito di aver avuto almeno una reazione avversa per la salute o comunque un brutto ricordo di queste bibite.
Uno degli errori da sottolineare di molti studi, e che di conseguenza inducono certe conclusioni, è quello di avere una visione monoculare del problema perchè si danno alla caffeina tutte le responsabilità degli effetti negativi degli energy drink, ma si dimenticano gli effetti sinergici e/o additivi con altri ingredienti oppure con l’alcool che sempre più spesso è alla base di nuovi cocktail.
Un studio condotto in provincia di Napoli su 400 giovani della fascia scolastica 16-20 anni, ha confermato che ben il 71% dei giovani anche universitari, quindi più maturi, sottovaluta molto i rischi collegati al consumo di alcool e di caffeina dando vita ai cosiddetti “ubriachi svegli” che sono pericolosi verso se stessi e verso gli altri.
È difficile comprendere come i ragazzi inglesi possano essere più sensibili a certe quantità di caffeina e magari di alcool tanto da dovere essere protetti dal suo consumo. Mentre popolazioni simili per età e per abitudini, ma di nazionalità tedesca o italiana o di altri paesi siano così più resistenti dal potere consumare bevande come gli energy drink anche in giovanissima età.
I giovani adolescenti andrebbero protetti in modo precauzionale, del resto lo facciamo per l’alcool o per il fumo, fin quando non si chiariscano i rischi e il livello di accettabilità degli energy drink. Nel caso degli adulti la loro età più matura, per la conoscenza del problema o per l’incoscienza che spesso ci accompagna, consente loro di abusarne senza possibilità di interferire.