Mensa, Tar di Bolzano: “Il menu vegan non è un diritto”. Ma la legge lo prevede

“C’è già la dieta vegetariana, il menu vegan non è contemplato nell’offerta della mensa scolastica”. Si può riassumere così il pronunciamento del Tar di Bolzano che ha respinto il ricorso di una famiglia che rivendicava per la loro bambina, che frequenta l’asilo nido, pasti vegani. Secondo il Tribunale amministrativo l’offerta prevede già quattro menu “dietetici”, ovvero vegetariani, oppure senza carne suina o bovina, e quindi quello vegan è un di più. Spetta comunque al regolamento comunale prevedere altri menu e sembra che quello del capoluogo altoatesino non contemplerebbe un’estensione dell’offerta.

Il federalismo della mensa

Solo un anno fa lo stesso Tar “condannò” il Comune di Merano per una richiesta analoga: l’amministrazione prevedeva nel regolamento la possibilità di fornire altri pasti per particolari motivi.

Lungo la Penisola sono molti i Comuni che hanno ampliato la propria offerta di refezione scolastica prevedendo nei capitolati di appalto e nelle forniture anche cibi vegan e menu ad hoc su richiesta delle famiglie. Succede anche nelle grandi città come Milano, Torino, Roma solo per citarne alcune.

Le linee guida del ministero: “Sì ai menù vegan, senza certificato”

Ma cosa prevede esattamente la legge? Secondo le Linee Guida nazionali sulla ristorazione scolastica (sottoscritte anche dai Comuni nella Conferenza Stato-Regioni-Autonomie) alle famiglie è garantito il diritto di richiedere “diete speciali” per ragioni di salute (celiachia, disturbi metabolici) dietro presentazione di prescrizione medica dettagliata con l’indicazione degli alimenti vietati, ma anche consentita la richiesta di “adeguate sostituzioni di alimenti correlate a ragioni etico-religiose o culturali“. Per quest’ultime, si specifica nelle Linee guida, “non si richiede certificazione medica, ma la semplice richiesta dei genitori“.