Bollette a 28 giorni, ecco come le compagnie raschiano il fondo del barile

Perché le compagnie telefoniche continuano a proporre offerte a 28 giorni nonostante la legge 172 vieti espressamente le fatture a cadenza non mensile? A domandarselo sono in molti come dimostrano le continue richieste di informazioni che giungono a “Chiedilo al Salvagente”. Il motivo è presto detto. Il provvedimento prevede che le compagnie hanno 120 giorni di tempo per adeguarsi alle nuove regole. Tradotto in parole povere, fino al 4 aprile possono continuare a proporre ai consumatori offerte che si rinnovano ogni 4 settimane. Dopo quella data, i contratti dovranno – improrogabilmente a meno che non vogliano pagare un rimborso forfettario di 50 euro – trasformarsi in offerte mensili.

Dona: le compagnie hanno avuto già tempo

Tutto regolare, quindi? “Da un punto di vista formale sì, le compagnie si stanno muovendo nel rispetto della legge” spiega Massimiliano Dona, presidente dell’Unione nazionale consumatori che aggiunge: “Se però trasferiamo la questione su un piano più etico e di rispetto dei consumatori possiamo dire che le aziende stanno raschiando il fondo del barile cercando di sfruttare quanto più possibile una situazione che ha portato abbondanti ricavi nelle loro tasche”.

Ricordiamo, infatti, che la vicenda – che ha poi portato alla legge – si trascinava da tempo e aveva già visto impegnata l’Agcom nel marzo del 2017, quando era stato chiesto alle aziende di tornare alla classica fatturazione mensile. Un delibera completamente ignorata dai gestori che hanno continuato a vendere offerte a 28 giorni (e continuano a farlo). Continua Dona: “L’auspicio è che da aprile le cose cambino in positivo e le aziende non forzino (a loro vantaggio) la previsione, pure contenuta nella legge, secondo cui possono proporre servizi “promozionali a carattere temporaneo di durata inferiore al mese e non rinnovabile, su base mensile o multipli del mese”. Il timore – spiega Dona – è che con questo escamotage le compagnie possano compensare la perdita dei ricavi conseguente al passaggio alla fattura mensile.

Gli aumenti? Possibili (ma scorretti)

Gli aumenti, l’ultimo nodo irrisolto. Se Tim sta già iniziando a comunicare ai clienti un aumento delle tariffe dell’8,6% (esattamente la stessa percentuale in più che l’ex monopolista incassava con le bollette a 28 giorni), le altre compagnie ancora non hanno fatto sapere le loro intenzioni. “Abbiamo chiesto che non ci sia contemporaneità tra il passaggio e l’aumento delle tariffe” conclude Dona aggiungendo che “faremo molta attenzione affinché questa ennesima pratica scorretta sia evitata”.

 

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