Benessere animale, Ciwf: sì all’etichetta per distinguere i conigli allevati a terra

Il Ciwf chiede al Ministro Beatrice Lorenzin di esprimersi a favore della dicitura “a terra” per i conigli allevati in sistemi non in gabbia, una decisione che può permettere ai consumatori di avere informazioni chiare e fare acquisti responsabili. Dichiara Elisa Bianco, responsabile del Settore Alimentare di CIWF in Italia: “La dicitura “a terra” è ormai ben conosciuta e identificata dai consumatori italiani, che vi riconoscono sistemi di allevamento maggiormente rispettosi del benessere animale rispetto alle gabbie, un aspetto di cruciale importanza per permettere loro di compiere scelte informate e riconoscere immediatamente quello che stanno comprando”.

L’allevamento in gabbia? Penalizza il movimento

I sistemi di allevamento in gabbia, comprese le cosiddette “gabbie benessere” – spiega l’associazione animalista –  limitano fortemente le possibilità di movimento e di interazione sociale tra gli animali, compromettendo seriamente il benessere fisico, e soprattutto mentale, dei conigli. Avere un’alternativa disponibile sul mercato, che sia etichettata in maniera facilmente riconoscibile, è una richiesta che i consumatori italiani avanzano ormai da alcuni anni, come ha dimostrato la petizione del Ciwf lanciata per avere prodotti che rispettino il benessere dei conigli che ha raccolto oltre 87.000 firme in Italia.

Sì ai recinti sopraelevati


Nei sistemi commerciali alternativi alle gabbie, i conigli sono allevati in recinti sopraelevati rispetto al pavimento, per poter migliorare la loro salute e, da ultimo, eliminare l’utilizzo di routine degli antibiotici. Nonostante siano appunto sopraelevati rispetto al pavimento, utilizzare la dicitura “a terra” non è considerato come una pratica fuorviante per i consumatori. Infatti, altri paesi in Europa, più avanzati dell’Italia nel settore cunicolo e che utilizzano da tempo sistemi di allevamento alternativi alle gabbie, stanno già impiegando la dicitura “a terra”, come accade ad esempio in Germania. Inoltre, la dicitura è in linea con quanto stabilito dalla normativa europea per l’etichettatura delle uova, l’unica esistente in materia cui poter fare riferimento.