Al mare con la maglietta (anti-Uv): pregi e difetti della nuova “moda”

Diffusissimi in Australia, Brasile, Stati Uniti e oramai in molti paesi dell’America Latina stanno conquistando sempre più consensi anche in Italia. Guardatevi in giro e non faticherete a trovare adulti e soprattutto bambini che fanno il bagno indossando magliette a maniche lunghe.

Si tratta spesso di capi anti raggi ultravioletti. Colorati e divertenti, questi indumenti sono decisamente più tollerati dai bambini che non li sentono come un fastidioso impedimento ai loro giochi in acqua e sulla sabbia. E i genitori possono stare più tranquilli.

Non sostituiscono la crema solare

I tessuti che proteggono dal sole, infatti, sono un ottimo schermo anti-Uv a condizione, però, di scegliere un prodotto di qualità, che svolga davvero il suo ruolo di filtro solare, e a patto di farne il giusto uso, complementare e non sostitutivo rispetto a un buon solare. Con una accortezza: anche se alcuni capi sono concepiti per essere indossati da piccoli di appena 6 mesi di età, è bene ricordare che le autorità sanitarie raccomandano di non esporre al sole bambini di meno di un anno.

Cosa deve esserci scritto

Il consumatore deve quindi stare attento innanzitutto all’etichetta che, per i capi anti-Uv deve indicare il fattore di protezione solare, l’Upf, ovvero la capacità del tessuto di bloccare i raggi Uv. Un fattore di protezione 50 indica che il tessuto blocca circa il 98% dei raggi ultravioletti. Non possono fregiarsi della dicitura “protettivo” i capi che hanno un Upf inferiore a 15. Altro accorgimento è quello di preferire costumi e magliette anti-Uv di colori scuri oppure particolarmente accesi, perché “schermano” meglio le radiazioni solari rispetto al bianco. Ma come funzionano?

Il test su 8 prodotti

I tessuti sintetici di cui sono fatti sono trattati con sostanze che li rendono simili a una crema solare protettiva. Nel numero di Salvagente in edicola abbiamo messo a confronto 8 modelli per bambini e ragazzi, molto diffusi sul mercato, per verificare se e quanto mantengono le loro caratteristiche e, dunque, se vale la pena o no acquistarli (l’alternativa è ricorrere a t-shirt in cotone, meglio se ampie e di colore nero).

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I risultati delle prove dimostrano che i capi da spiaggia anti-UV sono generalmente efficaci. Almeno quando sono nuovi. Il guaio è, infatti, che l’usura e i continui lavaggi deteriorano nel tempo le caratteristiche protettive, compromettendone irrimediabilmente l’efficacia.

Un aspetto da migliorare, poi, segnalato dagli esperti, è quello dell’etichetta, in alcuni casi carente di indicazioni specifiche sul fattore di protezione.