L’Altra Italia, un calcio ai pregiudizi con i Mondiali antirazzisti

Anche France 24, network tra i più accreditati al livello internazionale, si è occupato recentemente del razzismo in crescita nel mondo del calcio. E svolgendo questa inchiesta il canale si è imbattuto nella Uisp e nel suo impegno contro le discriminazioni attraverso il progetto “SportAntenne”.

4mila giovani da tutto il mondo

Ma è da molti anni che l’Unione italiana sport per tutti si batte contro il razzismo e ogni forma di discriminazione, come dimostra la ventunesima edizione dei Mondiali antirazzisti in corso a Bosco Albergati (Castelfranco Emilia), in provincia di Modena, che chiuderà domenica 9 luglio con le premiazioni. Un appuntamento atteso dove si incontrano quest’anno 4mila giovani provenienti da tutto il mondo per mettere in campo lo sport che unisce e che non intende innalzare muri. Tutto lo sport, non solo il calcio, che comunque sarà rappresentato da ben 170 squadre; 50 saranno quelle presenti per gli altri sport: pallavolo, basket, rugby e tchoukball. Le partite si tengono da mattina a sera, sono lunghe dieci minuti e autoarbitrate. E,  oltre ad essere un’occasione fondamentale in cui ricordare la bellezza del calcio e dello sport, i Mondiali antirazzisti sono un appuntamento in cui si susseguono convegni dedicati ad ogni discriminazione – dall’omofobia alle ‘crociate’ contro gli immigrati –, dove si parla di prevenzione, di emersione, e del lavoro delle ong che si occupano di soccorso umanitario, in questo periodo sotto attacco. Per questo tra gli ospiti è prevista anche Alessandra Morelli, delegata Unhcr.

“Mettiamo al centro il gioco e non il business”

“I Mondiali antirazzisti nascono da un’intuizione di Uisp e dalla rete internazionale del tifo popolare, la rete Fare, impegnata nei temi dell’antirazzismo”, fa sapere il presidente della Uisp Vincenzo Manco, che aggiunge: “All’inizio si trattava di un ‘mundialito’, che tradizionalmente si è sempre svolto in Emilia, dedicato al calcio ma poi ci si è allargati ad altri sport”. A partecipare sono anche singoli, uomini, donne e bambini oltre alle squadre già organizzate che sono frutto di esperienze nate in seno a quelle associazioni che in tutto il mondo si occupano di “contrasto al razzismo, di accoglienza, di convivenza e di pace”. Questi gruppi si incontrano perché condividono “un’idea di sport e di calcio in cui valgono poco le regole tradizionali. E  addirittura si è deciso, proprio per dare un segnale al mondo dello sport classico e per attenuare la componente agonistica, di chiudere tutte le finali ai rigori”, racconta ancora Manco: “Il messaggio è: si può vivere il calcio in un modo diverso, mettendo al centro il gioco e non il business”. Insomma, “mentre l’Europa ancora non decide circa un piano straordinario per l’accoglienza dei migranti e continua ad essere sorda e cieca di fronte ad un fenomeno epocale – prosegue Vincenzo Manco – in un paesino dell’Emilia si fanno prove di convivenza, di scambio culturale, di confronto e discussione sulla forza dello sport come straordinario ed efficace strumento di mediazione. Calcio e altri sport alla portata di tutti, senza distinzione di sesso, di religione, di provenienza geografica”.

Contro ogni forma di discriminazione

Nati come un appuntamento per contrastare il razzismo, negli anni, infatti, i Mondiali antirazzisti hanno assunto sempre di più la forma di una kermesse contro ogni forma di discriminazione: “Siamo molto attenti anche a quelle di genere, ai temi della transessualità; avremo squadre Lgbt e cechiamo di avere una sensibilità particolare affinché i diritti civili di tutti siano rispettati”. Trionfo delle buone pratiche, in poche parole, al di là della retorica.

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Ilaria Cucchi è ospite dei Mondiali antirazzisti: a lei il calcio di inizio della kermesse e a lei la consegna della Coppa Invisibili, simbolo della tenacia con la quale è riuscita a rendere visibile una storia di diritti violati. Ospite anche Damiano Tommasi, presidente dell’Associazione italiana calciatori (Aic) in campo con la sua squadra contro la Atletik Dildoa in arrivo dalla Turchia. Tra le squadre presenti a Bosco Albergati, Accoglienza Degna, ad esempio, espressione di un dormitorio sociale autogestito di Bologna, rivolto a chi è escluso dalle strutture di accoglienza pubbliche, oppure la Cadore Scs del Veneto, punto di riferimento per la gestione dei migranti sul territorio. A rappresentare la Puglia il gruppo Gus Salento, composto da due operatori ed una selezione di rifugiati ospiti dei progetti di accoglienza che l’associazione Gus gestisce. E poi gli Outsiders Avellino, tifosi dell’Avellino calcio residenti in Emilia Romagna, presente ai Mondiali antirazzisti dalla prima edizione, o gli Atletico non troppo, squadra di zia e nipoti di diverse tifoserie calcistiche provenienti da Chieti; e ancora Gli gnari, in arrivo da Castiglione delle Stiviere (Bs), gruppo formato da un’insegnante di alfabetizzazione e un’operatrice del bresciano presenti con i ragazzi della cooperativa con cui lavorano e, ovviamente, i vincitori dello scorso anno, gli United Glaskow, ragazzi e migranti scozzesi. Non mancheranno i Lyons Ska di Caserta, squadra composta di richiedenti asilo e volontari che partecipano attivamente al progetto “SportAntenne” contro le discriminazioni, di cui si è occupata France 24. Sempre con lo stesso motto: “Toghether against racism”.