Mal di testa, lombalgia: avete provato a guardare nel piatto?

Incide nella vita di molti (si calcola 250mila malati cronici e 11mila bambini e ragazzi) e di certo pesa sulla spesa sanitaria: in Italia, tra costi diretti e indiretti,  3,2 miliardi di euro.

In Europa si stima che i costi del dolore rappresentino il 2,3% del Pil.

UNA LEGGE IGNORATA

In Italia c’è anche una legge che si propone di tutelare chi soffre in maniera cronica. Si tratta della 38/2010, ma solo un medico su tre ne conosce l’esistenza. “L’Italia – dichiara il Prof. Massimo Allegri, ricercatore presso l’Università di Parma e specialista in anestesia rianimazione e terapia del dolore- è stato il primo Paese al mondo ad aver accolto le indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che afferma che è un diritto di ogni cittadino non soffrire. La legge istituisce un percorso  che permette al paziente di avere una rete istituzionale clinica per la gestione del proprio dolore. Purtroppo però è applicata a macchia di leopardo”.

Di terapia del dolore si è parlato al Congresso Internazionale di Anestesiologia e terapie del dolore SIMPAR-ISURA, organizzato e presieduto proprio da Massimo Allegri.

IL CASO “PREGABALIN”

È molto importante, hanno sottolineato gli esperti, combattere il dolore non solo da un punto di vista clinico, negli interessi del paziente, ma anche da un punto di vista farmaeconomico. E hanno citato il recente caso del Pregabalin, uno dei farmaci maggiormente prescritti al mondo contro il dolore. Questo, secondo la ricerca pubblicata dal New England Journal of Medicine, non è efficace contro il nervo sciatico, come invece si è da sempre ritenuto.  In Italia si sono spesi 80 milioni di euro per questo farmaco.

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PERCHÉ SI SOFFRE

Il problema più ricorrente in fatto di malattie e dolori cronici è l’osteoartrosi, che coinvolge più di 4 milioni di italiani. Il 70% dei problemi osteoartrosici è legato alla lombalgia. Poi ci sono la cefalea, che affligge 2 milioni di italiani, e i dolori neuropatici periferici, come il diabete.

UNA DIETA CONTRO IL DOLORE

“La dieta mediterranea – ha spiegato la dottoressa Manuela De Gregori, biologa nutrizionista del Policlinico San Matteo di Pavia – può essere utilizzata sia per le terapie cronico oncologiche che per quelle benigne, ma anche per i pazienti che devono sottoporsi ad un intervento chirurgico o per chi ha già subito un intervento. Gli sbagli alimentari dovuti alla mancanza di un’educazione alimentare influiscono tantissimo sulla gestione del dolore stesso”.

Un esempio pratico è arrivato dal dottor Maurizio Marchesini, anestesista e terapista del dolore presso l’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma: “Il dolore nelle ginocchia non è causato solo dal sovrappeso, ma dalla quota di sostanze infiammatorie causata dalla cattiva alimentazione, che danneggia le articolazioni stesse. Lo dimostra il fatto che persone in sovrappeso hanno dolori anche alle piccole articolazioni, come le mani, in cui il peso non ha nessun ruolo”.

GLI ALIMENTI DA EVITARE

Sconsigliati dagli esperti alimenti pro-infiammatori quali quelli con le farine raffinate, meglio consumare quelle integrali. Evitare le carni conservate, come salumi e insaccati, soprattutto quelli di derivazione suina. È bene ponderare anche l’utilizzo dello zucchero raffinato e quello del sale. Meglio sostituire questi aromatizzanti a delle spezie che hanno anche proprietà antinfiammatorie.

E QUELLI CHE AIUTANO 

In merito alle singole sostanze, uno studio dimostra come l’assunzione di un derivato della curcuma da parte di un paziente con osteoartrosi dia un risultato riconducibile all’assunzione di paracetamolo. Ne esiste uno anche sugli acidi grassi Omega3, con risultati analoghi. Risultati positivi anche per il ginger, zenzero, frutta e verdure.

“Attenzione, però – allertano gli specialisti –  il fai da te in alcune patologie può fare più danno che altro”.