Dagli slip antiodore alle calze idratanti: l’invasione delle nanoparticelle

Calzini anti-odore o anti-attrito, tessuti che “respirano” contro il sudore, e chi più ne ha ne metta. negli ultimi anni il mercato ha accolto abbigliamenti di materiale futuribile, come le nanoparticelle, di cui però si sa poco. L’associazione francese 60 Millions de Consommateurs si è chiesta per l’appunto come sono fatti questi sorprendenti tessuti e se hanno conseguenze per la salute di chi li indossa.

Gli anti odore

Anche nei supermercati come Carrefour e Auchan, si trovano ad esempio i calzini “anti-odore” con trattamento Sanitized Actifresh a base di zinco piritione un biocida che impedisce la comparsa e la proliferazione di microrganismi che causano odori. Il gruppo Kindy ha optato per la sostanza Aegis, a base di cloruro dimethyloctadecyl ammonio. Nel mese di luglio 2014, l’Associazione di ricerca clinica in allergologia e Asmologia (Arcaa) ha rilevato dei dubbi sulle assicurazioni dei produttori rispetto alla sicurezza dei materiali usati. Come parte di un commento sull’anticarie Allerban, ha dichiarato: “È difficile prevedere senza studi prolungati che l’ammonio quaternario non induce cambiamenti significativi nella microflora della pelle a lungo termine” .

L’argento infinitesimale

Sempre per la lotta contro i cattivi odori, il marchio giapponese Uniqlo utilizza argento sotto forma di nanoparticelle nella gamma di t-shirt Airism. Anche se indica chiaramente la presenza di argento, non viene definito “nano-“, contrariamente a quanto imposto dalle normative europee. “Omissione tanto più scandalosa – scrive 60 millions – se si considera che queste nanoparticelle sono attualmente sotto indagine delle autorità sanitarie. Con le loro dimensioni infinitesimali, sollevano domande circa la loro migrazione nel corpo attraverso i pori della pelle o per inalazione, la dispersione e l’accumulo nell’ambiente”. Uniqlo, che ha annunciato l’apertura di un negozio a 6 piani a Milano nel 2017, rassicura: “I tessuti trattati con la sostanza non producono nanoparticelle di argento ad un livello significativo, anche in condizioni di lavaggio difficili”. Ma alla fine il tessuto si usura, si lacera, viene gettato, risponde l’associazione dei consumatori.

Il no di Decathlon

In un rapporto del 2015, l’Agenzia nazionale per la sicurezza sanitaria dell’alimentazione, dell’ambiente e del lavoro (Anses) raccomanda di “limitare l’uso di nanoparticelle di argento (per produzione, trasformazione, e uso) alle applicazioni la cui utilità è chiaramente dimostrata, e per le quali l’equilibrio tra benefici per la salute umana e i rischi per l’ambiente risulti a favore dei primi”. A questi dubbi si aggiungono quelli sull’efficacia di questi prodotti. Già dal 2012, ad esempio, Decathlon ha deciso di non usare gli antibatterici perché gli effetti sull’odore risultavano “parziali e insufficienti”.

microcapsule di profumo nelle mutandine

Ancora più particolare, appare la scelta della marca Le Slip français ha integrato nel tessuto delle sue mutandine delle microcapsule di profumo, che vengono rilasciate grazie all’attrito con la pelle. Ma, spiega 60 millions, è di breve durata. Al massimo dopo 20 lavaggi l’azione scompare. Tecnica simile per  le calze idratanti Carrefour e lo stesso inconveniente: “L’effetto si ferma una volta aperte tutte le microcapsule”. Damart per i suoi prodotti Thermolactyl “bioattivi” usa particelle di ceramica molto sottili per ridurre le variazioni di temperatura. “Questi micro o nanoparticelle sono intrappolate nel cuore della fibra”, dice Damart,” e non sono galleggianti. Ci sforziamo di evitare la contaminazione transcutanea”.

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Il PTFE, dannoso per l’ambiente

Dietro vari marchi (Teflon, Nano-Glide, ecc) si nascondono la polytétrafuoroéthylène (PTFE), un composto fluorurato (PFC), che è dannoso per l’ambiente ed è stato ampiamente criticato in questi ultimi anni, in particolare attraverso la campagna Detox lanciata da Greenpeace contro i produttori tessili. Le aziende che lo usano hanno iniziato a sostituirlo con molecole più inerti, o a toglierlo del tutto. Insomma, le nanoparticelle preoccupano ancora e spesso solo dopo le polemiche le aziende fanno un passo indietro.