L’Italia non si sacrifichi alle multinazionali. Voti no alla coltivazione dei mais Ogm

“Martina, Galletti e Lorenzin dicano un chiaro no a tre mais Ogm, per tutelare la nostra agricoltura e il nostro ambiente, e non fare gli interessi delle multinazionali degli Ogm. Un altro scivolone dell’Italia sarebbe un autogol insostenibile per tutta l’agricoltura europea». L’appello di Federica Ferrario, responsabile campagna Agricoltura Sostenibile di Greenpeace Italia, arriva alla vigilia del voto degli Stati membri dell’Ue in sede di Comitato d’appello. Lunedì i 28 decideranno sulla coltivazione due mais Ogm – il BT11 della Syngenta e il 1507 della DuPont Pioneer – e sul rinnovo dell’autorizzazione dell’unico Ogm al momento ammesso per la coltivazione nell’Unione europea, il mais MON810 della Monsanto.

 

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MA QUALE COESISTENZA!

L’esperienza dimostra che il concetto di “coesistenza” ha fallito, e che è praticamente impossibile coltivare mais biologico o convenzionale nelle zone in cui si produce mais geneticamente modificato MON810. L’agricoltura italiana e i suoi prodotti sono invidiati in tutto il mondo, l’Italia è fra i principali produttori di biologico a livello mondiale, e produce ed esporta eccellenze uniche. In un contesto del genere, spiega Greenpeace, se il nostro Paese dovesse votare favorevolmente alla coltivazione di OGM in Europa, sarebbe come tirarsi la zappa sui piedi.

IL VOLTAFACCIA ITALIANO

Se il ministro Martina ha dato mandato ai suoi di astenersi, i colleghi Galletti e Lorenzin non hanno rese note le loro intenzioni di voto

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Durante il voto dello scorso 27 gennaio, nonostante il clamoroso voltafaccia dell’Italia che si era schierata dalla parte degli Ogm, la Commissione europea non aveva ottenuto i voti necessari per autorizzare la coltivazione di tre mais transgenici.
“Dopo il voto favorevole da parte della rappresentanza del nostro Paese, il ministro Martina aveva precisato di aver dato come indicazione di voto l’astensione. Posto che l’astensione non equivale a un vero e proprio voto contrario, restano ancora da chiarire due punti, caratterizzati finora da un silenzio assordante: quali sono le indicazioni per il prossimo voto del ministro Lorenzin e del ministro Galletti?” chiede Ferrario.

I TRE OGM SUI QUALI SI VOTA

Le tre varietà di mais Ogm oggetto del prossimo voto sono state modificate per essere in grado di produrre tossine derivate da un batterio del suolo, il Bacillus thuringiensis (Bt). Le tossine Bt hanno lo scopo di uccidere le larve di determinati parassiti, come la piralide del mais, ma gli impatti sono ben più vasti e in parte imprevedibili. Due di queste colture, il 1507 e il Bt11, sono state modificate geneticamente anche per resistere al glufosinate ammonio, un potente erbicida.
Il glufosinate è classificato come tossico per la riproduzione e il suo uso è stato limitato nell’Unione europea dal 2013 a causa delle preoccupazioni per quanto riguarda la sua tossicità, in particolare per piccoli mammiferi come le arvicole. La coltivazione di Ogm resistenti agli erbicidi ha portato di norma a un maggiore utilizzo di questi diserbanti. Il MON810 della Monsanto è stato autorizzato per la prima volta nel 1998. È stato coltivato in cinque paesi europei (Spagna, Portogallo, Repubblica Ceca, Slovacchia e Romania) su circa 130 mila ettari, poco più dell’1 per cento della superficie totale utilizzata per la coltivazione del mais in Europa.

GUADAGNANO SOLO LE MULTINAZIONALI

Le tossine Bt prodotte da questi mais OGM sono potenzialmente in grado di danneggiare non solo i parassiti del mais, ma anche altri insetti non bersaglio, tra cui farfalle, coccinelle e, se i residui raggiungono corsi d’acqua, anche organismi acquatici. I danni per farfalle e falene potrebbero essere “sostanziali” nel caso del 1507, secondo i modelli dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA). Nei paesi in cui piante Bt vengono coltivate, i parassiti sono diventati a loro volta resistenti alle tossine Bt, con conseguenti “perdite economiche sostanziali per gli agricoltori”, secondo un’analisi delle coltivazioni di Ogm da parte della National Academies of Science Usa.