Effetto Sugar tax: a Philadelphia, Coca cola e Pepsi rimpiccioliscono le bottiglie

A meno di un anno dall’adozione della tassa sulle bevande zuccherate, che ha scatenato molte polemiche nella città americana di Philadelphia, si vedono già i primi effetti, interessanti anche per il dibattito che in Italia viene periodicamente alimentato dai sostenitori di queste misure per ridurre l’obesità tra la popolazione (diversi i Paesi che l’hanno già adottata). I due colossi del settore, Pepsi e Coca cola, stanno infatti rimuovendo dagli scaffali dei supermercati le bottiglie da 2 litri, per convincere i consumatori in ritirata visto l’aumento dei prezzi. L’intenzione è quella di puntare su bottiglie da 1 litro: la sugar tax calcolata in maniera proporzionale al peso della bevanda, infatti, più piccola è la confezione minore è il sovrapprezzo percepito dal potenziale acquirente. Su una bottiglia da due litri, la sugar tax pesa per un dollaro, circa un euro. L’imposta è applicata a livello del distributore, ma una parte finisce col ricadere sul consumatore sotto forma di rincaro.

Perdite del 40%

Jennifer Ryan, portavoce della Pepsi ha confermato il passaggio alle bottiglie da 1 litro, dichiarando al Philadelphia Inquirer reports: “Crediamo che questo darà ai nostri rivenditori e ai nostri partner migliori possibilità di successo in questo ambiente stimolante e ridurrà al minimo il rischio di trovarsi con prodotti scaduti sullo scaffale. Ryan ha esplicitamente fatto riferimento al bisogno di mettere le famiglie in condizione di comprare confezioni più sostenibili dal punto di vista economico per le famiglie. Per la Pepsi, le vendite sono scese in generale del 40% in città. Alla Coca-Cola, le vendite sono scese in città, mentre sono in aumento solo per i prodotti di dimensioni più piccole, come conferma Fran McGorry, presidente e direttore generale dell’unità operativa Tri-State: “Nel 2016, la vendita delle mini-lattine è cresciuta del 9% mentre quella delle bottiglie da1,25 litri ha registrato un + 9,5%”.

I commercianti se ne approfittano

Ad appesantire l’aggravio per il consumatore la furbizia di diversi commercianti al dettaglio, come conferma il portale Consumerist che racconta di diversi casi in cui i negozi hanno aumentato i loro prezzi per le bevande zuccherate al di là dell’importo aggiunto dalla tassa. Non è raro vedere ora i rivenditori – in particolare piccoli negozi e ristoranti da asporto – vendere a 4 dollari o anche più, bottiglie da 2 litri, che in precedenza vendevano a 2-2,50 dollari. Intanto Pepsi punta sul “ricatto occupazionale”, minacciando di “eliminare 80-100 posti di lavoro a Philadelphia nel corso dei prossimi mesi” se l’imposta non venisse cancellata.