Miti alimentari: cibo, fiabe e leggende

Le fiabe e le credenze popolari legate al cibo sono tantissime. Per decenni ci hanno raccontato che Biancaneve si è addormentata dopo aver mangiato una mela avvelenata oppure che al bar l’accoppiata cornetto e cappuccino del tutto casuale. Invece….

La mela di Biancaneve era piena di veleno e per questo la bella principessa si era addormentata?

FALSO La mela probabilmente non era avvelenata e la matrigna pensò di liberarsi della sua figliastra offrendogli un frutto perché Biancaneve era probabilmente fruttosemica oppure intollerante al fruttosio. La fruttosemia e l’intolleranza ereditaria al fruttosio sono malattie rare che colpiscono in Europa circa una persona su 25.000 nati e sono dovute a un deficit enzimatico che impedisce di bruciare questo zucchero. Questa disfunzione metabolica comporta gravi ipoglicemie e anche acidosi lattica per lunghi digiuni o per ingestione di fruttosio, saccarosio (zucchero da tavola), sorbitolo, xilitolo e altri. I sintomi per chi ingerisce fruttosio possono andare da convulsioni, crisi ipoglicemiche fino a un profondo torpore che probabilmente colpì Biancaneve fino all’arrivo del Principe Azzurro.

La legenda dei cioccolatini al liquore che aiutano la socializzazione è vera?

FALSO I cioccolatini ripieni di liquore, che fra parentesi sono buonissimi, nascono con uno scopo ben preciso. Biochimicamente le donne hanno più difficoltà a liberarsi dell’alcool in eccesso perché il loro fegato lo metabolizza più lentamente rispetto all’uomo, per cui offrire del buon vino può essere una strategia di socializzazione. Il rovescio della medaglia è che chi beve alcool tende a perdere parte del controllo di se stesso. Questa perdita di controllo non essendo gradita fece si che alle donne fosse fatto divieto di bere dell’alcool in pubblico. Si aggirò questo divieto mascherando l’alcool nel cioccolatino ripieno. Questa storia, non si sa quanto vera, però spiega perché ancora oggi chi ama regala spesso alla sua amata una scatola di cioccolatini ripieni così da sperare in una maggiore empatia. Oggi i cioccolatini ripieni si fanno con stampi dove nel cioccolato viene messo del liquore e dello zucchero che ricristallizzando permette di chiudere il tetto del cioccolatino senza alcun problema.

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Gli ingredienti del “casatiello”, il rustico di Pasqua che si mangia in molte regioni del sud, sono legati alla tradizione del periodo?

VERO Il casatiello e il tortano sono considerate tipiche “torte salate pasquali” e nel contempo sono un insieme di simbolismi che ricordano molto bene la Pasqua a chi le consuma. L’uso del formaggio pecorino in abbondanza simboleggia l’Agnello di Dio che è sinonimo di Cristo, l’utilizzo della farina simboleggia il pane e la sua ricchezza, gli insaccati ricordano il maiale sacrificato da poco nelle case, l’uovo è invece il simbolo per eccellenza della rinascita e della vita che vince. Per tutti i credenti, la Pasqua in poche parole ha questo significato. La stessa forma del cosiddetto “casatiello” che sembra una corona, ha lo scopo di ricordare la corona di spine posta sul capo di Cristo e mangiarlo significa lenire in parte le sue pene facendo scomparire, mangiandola, la simbolica corona di spine.

Quello tra cappuccino e cornetto è solo un legame di marketing?

FALSO La nostra prima colazione, intesa come diffusione e non certo come valore nutrizionale, ha sulle sue spalle un forte legame e soprattutto sono legati a una bellissima storia. Siamo nel 1683 e gli ottomani sono oramai alle porte di Vienna che se cedesse aprirebbe le porte dell’Europa centrale all’Impero Ottomano. La battaglia si conclude il 12 settembre, dopo mesi di assedio e di morte; la vittoria dei Cristiani è dovuta al Re polacco Giovanni III di Polonia che con 30.000 uomini sconfisse gli ottomani. Nella loro fuga da Vienna, questi ultimi lasciarono sul campo i sacchi di caffè che furono usati e la bevanda con l’aggiunta di latte e zucchero originò il cappuccino. Secondo altri, per festeggiare la vittoria, i pasticcieri viennesi inventarono il cornetto che simboleggiava la mezzaluna ottomana. In sintesi ogni volta che facciamo colazione con cornetto e cappuccino, ricordiamo involontariamente una battaglia di oltre trecento anni fa’ che significò molto nello sviluppo della successiva politica europea di espansione nei Balcani.

Le patate sono state considerate per molto tempo il “cibo” del demonio?

VERO Le patate sono ortaggi che arrivano in Spagna nel 1573 dal centro-sud America. L’aspetto del tubero, deforme e irregolare, per gli europei era quantomeno strano e per alcuni addirittura provocava la lebbra. Inoltre, nella Bibbia non c’era alcun riferimento a questo alimento (che non era stato ancora scoperto) e, per alcuni credenti, questo significava non era intenzione di Dio far mangiare questo tubero agli uomini e addirittura fu associata alla stregoneria e al demonio. La patata si afferma solo dal diciottesimo secolo perché più conveniente per resa per ettaro e per calorie fornite, arrivando a essere quattro volte più caloriche rispetto al frumento. Fu però un farmacista e agronomo, Antoine-Augustin Parmentier che per diffondere la patata ebbe l’idea di recintare e proteggere con soldati degli appezzamenti di patate, ma poi di lasciarle rubare dal popolo di notte semplicemente abbandonando la sorveglianza. Questa notturna disponibilità creò curiosità e la patata, con un piano marketing fantastico, entrò sulla tavola dei contadini prima e dei ricchi poi. A Parmentier è stato dedicato il piatto delle “patate alla Parmentier” che ancora oggi gustiamo con grande soddisfazione e riconoscenza per uno scienziato.