Pesticidi: Modonesi, “l’Europa non autorizzi più alcuna molecola”

Il rapporto dell’Ispra sull’inquinamento chimico del bacino del Po, pubblicato nei giorni scorsi, ci ha dato lo spunto per una chiacchierata con il biologo Carlo Modonesi dell’Università di Parma.

I risultati del report non sono incoraggianti: un mix di pesticidi avvelena le acque del fiume attorno al quale si sono storicamente sviluppate le attività più importanti e floride del nostro paese. “Permettere la distruzione di questa zona è una vera pazzia”, avverte il professore. “Occorre prendere provvedimenti seri e rapidi perché la situazione è ancora reversibile. Corsi d’acqua in Germania, Francia, Belgio e Polonia versano in condizioni peggiori di quelle del Po e, dunque, le istituzioni hanno il dovere di intervenire immediatamente”.

ACQUA, FONDALI E PESCI AVVELENATI, MA LE REGIONI NON AGISCONO

Il professor Modonesi ricorda come già precedenti studi dell’Ispra hanno evidenziato il livello di inquinamento del fiume: “Tempo fa è stato studiato il fenomeno del deposito dei contaminanti nei fondali del Po, sostanze tossiche che poi, a causa delle piene e dei dragaggi, tornano in circolazione nell’ambiente; un’altra ricerca, invece, ha dimostrato l’alto livello di inquinamento della fauna ittica, per cui le sostanze tossiche sono state ritrovate nei pesci del fiume”.

Ora arriva quest’ultimo report che pone l’accento sulla presenza e gli effetti dei pesticidi nelle acque del Po. “Un plauso ai ricercatori dell’Ispra che non tralasciano alcun aspetto del problema – sottolinea Modonesi – mentre le istituzioni continuano a rimanere indifferenti: mi riferisco alle Regioni che avrebbero il dovere di intervenire predisponendo una politica del territorio sostenibile. Ho l’impressione che ci sia molta consapevolezza circa la situazione critica in cui versa il bacino del Po a livello di Asl, enti di ricerca, Ispra e Arpa, e che anche il ministro Martina sia sensibile all’argomento. Ma chi poi deve concretamente intervenire sono le Regioni, e non mi pare lo stiano facendo”.

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STOP AL CONSUMO DI SUOLO E AI PESTICIDI

E in che modo intervenire è presto detto: “Tutte le Regioni interessate dal bacino del Po dovrebbero pensare a gettare le basi di una politica del territorio armonizzata, a cominciare dalla politica agricola che deve segnare la fine del consumo del suolo e avviarsi verso uno stop all’uso dei pesticidi, in favore di un’agricoltura sostenibile. Perché compromettere il Po in maniera irreversibile sarebbe un vero e proprio disastro”.

Anche la campagna contro il glifosato, l’erbicida più usato al mondo in agricoltura, deve essere indirizzata in questo senso: “Non è una campagna ideologica, ma il tassello di una battaglia contro tutti i pesticidi. Una volta tolto di mezzo il glifosato, ci sarà una nuova sostanza contro cui combattere. Dunque, lo stop al glifosato non può che essere il primo passo verso l’obiettivo finale di eliminare tutti i pesticidi in agricoltura. E questo è proprio il messaggio che ci lancia la vicenda del Po. Per essere pragmatici, allora, la prima cosa da fare dovrebbe essere quella di chiedere all’Europa di non autorizzare più alcuna molecola nuova in agricoltura. E poi mirare alla riduzione graduale dei pesticidi già in uso, fino alla loro totale eliminazione. Nessuno si illude di poter risolvere la questione nel giro di un anno, ma che un’altra agricoltura sia possibile lo dimostrano i numerosi esempi di coltivazioni biologiche, biodinamiche e sostenibili presenti ormai in tutta Italia”.