Rottamazione cartelle esattoriali. Ecco le città che hanno aderito

È scaduto il 1 febbraio il termine entro cui i circa 5000 comuni italiani che non hanno affidato il servizio di riscossione crediti ad Equitalia potevano scegliere se aderire o no alla rottamazione delle cartelle esattoriali decisa dal governo Renzi. Sfortunatamente per i creditori che hanno accumulato more e sanzioni per multe e tasse non pagate, molte città hanno deciso di non aderire per rispetto dei residenti che hanno pagato in tempo quello che c’era da pagare. Milano, Torino, Bologna, Cagliari, Parma e Salerno sono alcune delle maggiori città che hanno rinunciato ad aderire alla rottamazione. Una differenza non da poco, considerando che con la norma approvata lo scorso ottobre, i debitori che vi fanno ricorso non devono pagare interessi e sanzioni, ma solo la somma “pendente”, l’aggio per la riscossione e le spese di notifica. In alcuni casi si tratta di uno “sconto” consistente, pari anche al 30-40% del dovuto.

Chi ha aderito

Mentre i comuni che hanno affidato la riscossione crediti ad Equitalia, come Roma, hanno aderito automaticamente all’iniziativa del Governo già dalla fine del 2016, alla scadenza del 1 febbraio, una minoranza di capoluoghi come Benevento e Napoli, Venezia e Perugia, insieme a città come Civitavecchia hanno deliberato per l’adesione. Va specificato che anche per gli abitanti delle città che hanno rifiutato l’adesione alla rottamazione, c’è qualche speranza: alcuni Comuni, come quelli di Milano fino al 2011 e Firenze fino al 2013, si erano affidati a Equitalia in passato, e per le cartelle emesse in quel periodo vale lo sconto.

Come funziona

Le cartelle che possono essere rottamato sono quelle dal 2000 al 31 dicembre del 2016, e c’è tempo fino al 31 marzo per aderire alla “sanatoria” delle cartelle Equitalia (tasse e multe comprese) e per farlo occorre presentare la domanda scaricando il l’apposito modulo (clicca qui) o ritirarlo presso uno sportello della società di riscossione.