Sigarette elettroniche: prezzi e modelli, i consigli dell’esperto per i neofiti

Il consumo di sigarette elettroniche nel nostro paese sta ritornando a salire dopo la botta d’arresto degli ultimi due anni. Secondo il Rapporto sul fumo 2016 dell’Istituto superiore della sanità, quasi il 4 per cento degli italiani usa abitualmente o occasionalmente e-cig, sostenuti anche dagli studi scientifici che sempre di più ritengono questa alternativa al fumo tradizionale come auspicabile. Per chi volesse avvicinarsi a questo mondo, il Test-Salvagente chiesto consigli su modelli e prezzi a Paolo Bertacco, rivenditore di liquidi per sigarette elettroniche per Realfarma.

Cosa può acquistare un neofita delle sigarette elettroniche?
Di norma ci sono strumenti piuttosto semplici, di potenze non elevate, a forma di sigaretta. la stragrande maggioranza dei negozianti ha la tendenza a offrire questo tipo di dispositivo. E poi con il mercato che si è evoluto, molti offrono anche dispositivi di una certa potenza.

Cosa intendiamo per potenza?
Data dalla batteria che può andare dai 3 Watt fino a 400. Nei dispositivi piccoli, dai 3 a massimo 15 W. Si traduce nel riscaldamento della resistenza, nel recipiente che sta al di sopra della batteria, e dal calore espresso si crea più o meno vapore, che comporta una densità maggiore.

E la durata?

Dipende da quanto tieni premuto il tasto della batteria. L’elemento fondamentale per la sensazione del consumatore dipende dal livello di nicotina. Per un neofita deve essere di una gradazione abbastanza alta, 9-18 milligrammi.

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Perché è abituato a fumare una sigaretta normale.
Esatto. Fermo restando che proporzionalmente all’aumento del voltaggio della batteria cala la quantità di nicotina. Se hai un 15 W e aspiri una nicotina alta ti viene una botta forte.

Si può regolare la densità del vapore che si aspira?
Per i neofiti di norma, i piccoli strumenti non hanno delle regolazioni, mentre quelle box sì.

Quelle a forma di sigaretta quanto costano?
Si va dai 20-40 euro, un kit che comprende la batteria, l’atomizzatore, che sarebbe il recipiente, e il carica batteria.

Che batteria ci vuole?
Batterie a litio. Per i dispositivi piccoli sono batterie specifiche.

Quanto riesco a fumare con una ricarica?
È un dato difficile da dare perché dipende dall’uso, di norma 2-3 ml al giorno per un neofita è una dose sufficiente per sostituire l’intero bisogno. In una ricarica ci stanno da 1-2 ml a salire.

Poi ci sono le E-Cig chiamate Box, quelle con forme più simili a delle scatolette, appunto.
Il funzionamento è uguale. Cambia l’aspetto ergonomico. C’è un fattore per certi versi di potenza, perché al suo interno si possono inserire delle batterie di maggior potenza, quindi creando un vapore più forte.

È possibile mettere dei serbatoi per i liquidi più grandi?
Si possono attaccare l’atomizzatore base o uno con capacità anche di 3-5 ml di liquido.

Quindi chi ha acquista una box lo fa per avere una sensazione di aspirazione più forte o per avere un serbatoio di liquido più ampio?
Tutti e due. Può usare una nicotina di più bassa gradazione, perché quello che conta per il fumatore è il cosiddetto “colpo in gola”, simile a quando uno sente quando fuma una sigaretta tradizionale. E poi perché può avere maggior durata.

La categoria di box che capienza di prezzo può avere?
Si va dalle 40 alle 500-700 euro e anche in sù. la differenza di prezzo dipende da più fattori: dalla potenza, i sono box da 200 W, ma anche da come è fatta, magari con delle resistenze particolari, o dal punto di vista dello Styling, se è colorata, se è in legno, e così via…

Prezzo medio per una box di qualità buona ma non costosa?
Siamo sulle 100-120 euro circa, 150 anche.

L’iQOS lanciata dalla Philip Morris è come una box?
No, iQOS è a tabacco riscaldato, è un’altra concezione. Il tabacco è intriso di liquido e emette vapore essendo riscaldato.

Tornando alle sigarette con liquido, a parte l’acquisto iniziale e la batteria, che spese vanno sostenute?
Intanto, le resistenze, che per un neofita vanno cambiate ogni 2-3 settimane, al massimo un mese. mentre per i dispositivi di un certo livello le puoi cambiare anche ogni settimana. Ma qui molti cominciano a crearsi da soli le resistenze con fili di acciaio o di nichel.

Quanto costa una resistenza?
2-4-5 euro.

Passiamo ai liquidi, come sono fatti e quanto costano?
Questo è un campo molto ampio.  Il prezzo finito per 10 ml va dai 5 ai 7 euro a flacone. Ci si fa qualche giorno tranquillamente per un neofita. Gli ingredienti base sono acqua, glicole e glicerina, oltre agli aromi. Poi alcuni hanno scoperto che glicole e glicerina si vendono anche in farmacia, quindi sono andati direttamente dalle aziende che vendono aromi e hanno cominciato a crearsi il liquido a casa.

Quali sono gli aromi più comuni?
Menta, fragola, panna. Fino a poco tempo fa andavano i fruttati, ora stanno prendendo piede i cremosi, crema pasticciera, crema catalana, tiramisù.

Addirittura.
Ci sono un sacco di aziende di produzione liquidi orientati verso i gusti più strani possibili. parliamo anche di ali di pollo, banana, cetriolo.

E la nicotina?
Molte aziende distributrici vendono le basi liquide già pronte con dentro la nicotina. Tra l’altro è una cosa anche pericolosa, perché in assenza di regolamentazione, leggi e quant’altro ci sono quelli che arrivano nel mercato dei pirati a dosaggi di nicotina di livelli assurdi. Tutto si può trovare nel web. Ci sono aziende dalla Polonia, dalla Cina, per cui fai l’ordine e ti può arrivare di tutto.

Ma esiste un limite di concentrazione di nicotina massima.
Nella direttiva europea approvata dall’Italia si parla di flaconi massimo da 10 ml con una dose di nicotina di 20 milligrammi per ml.

Due anni fa un’inchiesta del Salvagente ha raccontato di una presenza di metalli nei liquidi preoccupante. Nel frattempo cosa è cambiato?
Già allora la stragrande maggioranza dei liquidi prodotti dalle aziende italiane erano assolutamente a norma. È chiaro che se andiamo a guardare nel suo insieme il mercato possiamo trovare dei problemi sempre e comunque.

Il boom del 2012 aveva portato nel settore persone poco pulite?
Io ho salutato quella situazione (il calo delle vendite, ndr) in modo positivo, anche se è stata per certi versi una sofferenza, l’azienda dove lavoravo è fallita appunto causa il quasi blocco delle vendite. Però, come diceva il Manzoni, “Dio permette il male per realizzare un bene maggiore” e quindi, effettivamente oggi la professionalità del settore è cresciuta in modo esponenziale. Poi la pecora nera c’è sempre un po’ dappertutto.

Cosa serve al settore oggi in Italia?
Soprattutto una giusta presa di posizione da parte delle istituzioni. E’ un tipo di prodotto che ha enormi possibilità di sviluppo. Non a caso, British Tobacco, American Tobacco sono entrati nel mercato. Le banche di affari americane hanno messo lì un miliardo di investimenti. Per certi versi siamo all’anno zero. Nulla vieta che una realtà italiana, grazie alla creatività, all’impegno, possano creare dei liquidi che possano diventare la Marlboro del futuro. Serve un sostegno soprattutto dal punto di vista fiscale. Che ci siano tasse che permettano a questa gente di poter lavorare. Mentre purtroppo ci troviamo con delle imposte del 300 per cento in più rispetto al prezzo che dovrebbe essere normale. Ovviamente tutto questo nasce anche dall’eterno legame tra la politica e le lobby del tabacco.