Pesce spada, il rischio del mercurio

L’ultimo allarme arriva dal Rasff (il sistema di allerta rapido europeo) di questa mattina: l’Italia ha segnalato la presenza di mercurio sopra i limiti di legge (1.35 mg/kg ) in una partita di pesce spada scongelato (Xiphias gladius) proveniente dalla Spagna.

Un problema ricorrente come testimoniano i risultati delle nostre analisi pubblicati sul nuovo numero in edicola di Test-Salvagente di questo mese: su 8 campioni di spada ben 3 sono risultati avere concentrazioni elevate di mercurio molto vicini al limite di legge fissato in 1 mg/kg.

Nel nuovo numero in edicola di Test-Salvagente i trovate i risultati delle analisi condotte su 42 pesci congelati e surgelati (tranci di tonno, spada, verdesca, cernia ma anche gamberoni, sogliole e platessa). Abbiamo analizzato le concentrazioni dei metalli pesanti (mercurio, cadmio, piombo in primis) e verificato con l'esame del Dna se la specie indicata in etichetta è corretta oppure "falsificata".
Nel nuovo numero in edicola di Test-Salvagente i trovate i risultati delle analisi condotte su 42 pesci congelati e surgelati (tranci di tonno, spada, verdesca, cernia ma anche gamberoni, sogliole e platessa). Abbiamo analizzato le concentrazioni dei metalli pesanti (mercurio, cadmio, piombo in primis) e verificato con l’esame del Dna se la specie indicata in etichetta è corretta oppure “falsificata”.

Perché è cosi importante tenere sotto controllo il mercurio? In base ai dati scientifici si stima che nei prodotti ittici circa il 90-99% del mercurio si trova sotto forma di metilmercurio, la forma più tossica e legata all’azione di alcuni microrganismi acquatici. Il metilmercurio si accumula soprattutto nei globuli rossi e ha quindi una grande facilità di arrivare ai diversi organi del corpo, come la ghiandola mammaria per poi “migrare” nel latte materno.

Secondo la Iarc, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro dell’Oms, il mercurio è classificato nel gruppo 3 (non cancerogeno per l’uomo) mentre il metilmercurio è nel gruppo 2B (possibile cancerogeno).

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Efsa: “Riducetene il consumo”

Non è così raro riportare i sintomi dell’intossicazione da mercurio dopo aver mangiato un trancio di spada o tonno: emicrania, spossatezza, difficoltà nel linguaggio fino allo svenimento. Al mercurio tuttavia sono attribuite attività tossicologiche ben più gravi. Basti pensare che è in grado di superare la placenta e compromettere lo sviluppo del feto. Per questo l’Efsa, l’Agenzia europea per la sicurezza alimentare, nel tempo ne ha ridotto la dose settimanale tollerabile e consiglia a donne incinte e bambini di evitare di mangiare pesci predatori – spada, tonno e squaloidi come la verdesca – mentre per gli adulti il consiglio è di non oltrepassare una porzione a settimana.

Un grande “accumulatore” di metalli

Perchè lo spada è più esposto al rischio mercurio? Chiariamo che non è il solo. I grandi pesci predatori (spada, tonno e squloidi) si comportano come delle batterie. Nutrendosi delle specie sottostanti rispetto alla catena alimentare, accumulano nei tessuti grandi quantità di inquinanti: mercurio, metilmercurio, diossine e quant’altro. Questo processo si chiama biomagnificazione: più i pesci sono di taglia grande, più sono adulti e più sono al vertice della catena alimentare ittica e più accumulano inquinanti. Per questo il loro consumo andrebbe ridotto e preferita la scelta di pesci di taglia più piccola, spesso più ricchi anche di Omega 3.