Gli italiani di domani? Vegetariani e più longevi

Più vegetariani e longevi, ma saremo anche di meno ( 53 miloni, esattamenti quandi nel 1968) e più desiderosi di fare figli piuttosto che soldi. Con i piedi sempre ben piantati nel “locale”, nella tradizione della comunità di appartenenza, e fiduciosi che le proprie capacità finanziarie possano sempre far fronte alle difficoltà economiche. Ecco l’identikit dell’italiano nel 2065 cosi come emerge dallo speciale Un secolo di Italiani consultabile da oggi su italiani.coop il  nuovo strumento di ricerca e analisi messo a punto da Coop. Un data base ricchissimo di numeri, dati e tendenze per capire l’Italia che cambia. E come cambiano le abitutdini dei consumatori.

“Parlare solo di consumi non basta più”, ha spiegato il responsabile dell’Ufficio studi Coop, Albino Russo alla presentazione del nuovo portale. “L’Italia, a dispetto dei dati macroeconomici, non è affatto ferma, in realtà è un paese che sta cambiando volto. Gli italiani stanno operando una delle metamorfosi della loro storia e noi vogliamo cogliere le direzioni di questo cambiamento”.

A tavola? Sempre meno carne

Ancora una volta, analizzando il dossier, è il cibo a dare la migliore rappresentazione del cambiamento dell’Italia e degli italiani. Da popolo cresciuto a pane legumi e vegetali dove la carne, alimento nobile, faceva la sua comparsa a domeniche alterne e non sempre (nel primo decennio del secolo ne mangiavamo appena 15 chili procapite all’anno contro gli oltre 200 chili di pasta e pane) siamo diventati figli del boom economico cresciuti a proteine con la carne da un decennio all’altro anni 60/anni 80 aumentata a ben 20 chili procapite.

Ma la tendenza già negli ultimi anni si sta invertendo. Oggi i consumatori sono molto sensibili ai contenuti di freschezza e naturalità dei prodotti alimentari (si dichiarano tali il 62% del campione a fronte di una media Ue del 51%).  Inoltre se un anno fa il 13% degli italiani affermava di consumare abitualmente prodotti vegan,  il 49% già immaginava che i propri consumi sarebbero cambiati in quella direzione nei decenni successivi.

Ma tra 50 anni cosa mangeremo? Sempre più carboidrati, formaggi, frutta e verdura e meno carne, meno pesce, meno dolci. Le maggiori paure derivano dalla manipolazione e dall’inquinamento ambientale.

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Vita più lunga ma più disagiata

L’identikit dell’italiano targato 2016 mostra come da premessa lati contradditori, ma affonda i piedi nella tradizione. Una vita più lunga (in 100 anni è raddoppiata), più solitaria, tra mura di case più grandi (4 stanze per due persone a fronte delle 3 stanze x 4 di inizio secolo), comunque preferibilmente fuori dai centri abitati. Siamo più insoddisfatti dei concittadini europei sul lavoro, abbiamo smesso di fare figli e cresce esponenzialmente il numero dei divorzi: stabile sull’1% della popolazione fino al 2001 culmina nel 2011 con il 7,8% che unito al dato dei separati legalmente pari a un 2,3% certifica che 1 italiano su 10 ha alle spalle una relazione fallita.

E nel 2065? Vivremo di più ma saremo di meno e più vecchi. Già nel 2015, la popolazione italiana ha perso 130 mila residenti, tra cinquant’anni in previsione saremo 53 milioni esattamente quanti eravamo nel 1968. È come se la demografia facesse un salto indietro di 97 anni. In compenso vivremo di più, le donne supereranno i 90 anni di età e gli uomini 87, solo il 13% della popolazione sarà composta da under 14enni.

Meglio i figli che i soldi

Eppure la vera aspirazione degli italiani del domani sarà avere figli: nella scala valoriale delle aspettative del futuro se tutti italiani e europei mettono al primo posto la salute, gli italiani si mostrano meno interessati a fare tanti soldi nella vita, a studiare o a divenire famosi, ma più interessati ad avere dei bambini. Fare soldi infatti nella scala valoriale italiana perde 8 punti (dal 25% media europea al 17% dato italiano), studiare ne perde 4 (dall’11 media europea al 7% dato italiano), essere famosi 1 (è comunque in basso nella classifica europea ma scende all’ultimo posto in quella italiana) mentre avere figli ne guadagna 5 (dall’11% media europea al 16% dato italiano).