Vaccini e autismo, chi alimenta il panico?

Doctor is holding an injection with needle with focus on injection

Il ministero della Salute dovrà pagare 250mila euro (più interessi) a un ragazzo autistico di Agrigento per il quale il tribunale di Palermo nel 2014 ha riconosciuto una correlazione tra l’insorgenza del disturbo e il vaccino tetravalente (difterite, tetano, pertosse ed epatite B) che gli era stato somministrato 14 anni prima. A costringere il dicastero a pagare è stato il Tar della Sicilia al quale si era rivolto l’avvocato della famiglia, Girolamo Rubino: il tribunale amministrativo ha nominato un commissario ad acta che in caso di ulteriore inadempienza, interverrà in via sostitutiva e liquiderà la somma al massimo entro altri due mesi. Il tutto maggiorato dello 0,50 per cento per ogni mese di ritardo aggiuntivo.

Spiega l’avvocato Rubino: “La sentenza del Tribunale parla chiaro e prende per buono l’esito della relazione della commissione medica dell’ospedale di Palermo. Tra l’altro, verso quella sentenza il ministero della Salute non ha mai opposto appello. Doveva pagare e non l’ha fatto in questi due anni, ma le istituzioni sono sempre poco solerti a risarcire”.

Vaccini e autismo, tribunale che vai…

Quella vaccino-autismo è una correlazione da molto tempo studiata sia dai tribunali che dal mondo scientifico: sia i primi che i secondi, però, non sono mai giunti a una conclusione univoca. Un esempio su tutti: solo qualche mese fa la procura di Trani, dopo due mesi di lavoro, ha archiviato l’esposto presentato dai genitori di due bambini sostenendo che non esiste relazione tra autismo e questi medicinali.

Il ministero latita

Grande dunque è la confusione sotto il cielo dei tribunali. E questo non aiuta le famiglie a stare tranquille quando vaccinano un figlio. Una risposta dovrebbe essere data dal ministero della Salute, magari spiegando perché non abbia fatto mai ricorso contro l’esito del processo di Palermo, accettando di fatto che il tribunale stabilisse una correlazione, assai dubbia tra autismo e vaccini.

E per tranquillizzare le famiglie – al di là di ogni spot o di campagne pubblicitarie – il dicastero dovrebbe istituire subito un rigoroso registro delle reazioni post vacciniche. Che ancora non c’è.

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Chi informa le famiglie?

La verità è che i vaccini sono dei farmaci e come tutti i medicinali non sono privi di effetti collaterali. Le complicazioni non sono la regola, anzi, fortunatamente non avvengono troppo di frequente. E tuttavia avvengono, in modo diverso, in tempi differenti. Accadono a volte in maniera evidente, dopo poche ore dalla inoculazione, a volte dopo mesi, altre volte ancora dopo anni. Perché i vaccini devono (è la loro funzione) intervenire sul sistema immunitario, ancora immaturo e fragile, del bambino, e possono causare una rottura permanente e irreversibile del suo equilibrio.

Un medico responsabile è colui che informa adeguatamente i genitori dei rischi e dei benefici dei vaccini, sottolineando le malattie infettive che questi ultimi hanno contribuito a debellare ma non sottovalutando gli effetti collaterali. Invece il consenso informato sembra non interessare chi deve proteggere la nostra salute ma si mostra più attento a smorzare sul nascere eventuali richieste di chiarimento.

Genitori al buio

Tra l’altro è la legge che impone ai medici di informare i genitori (articolo 7 della legge 210 del 1992). Invece solo qualche anno fa una ricerca del Censis fotografava una situazione di completa ignoranza sull’argomento: il 99,5% dei genitori intervistati dichiarava di aver vaccinato i figli ma appena il 5,6% sapeva che le vaccinazioni obbligatorie sono 4 e che si tratta dell’antidifterica, antitetanica, antipoliomielite e antiepatite B. Un risultato che la dice lunga su come ai genitori che decidono di vaccinare il figlio (ma si tratta davvero di una decisione?) manchi un’informazione chiara, esaustiva e trasparente. Il sospetto – che avanzano gli stessi ricercatori del Censis – è che i genitori vivano la vaccinazione per lo più come un obbligo imposto dal Servizio sanitario nazionale, tanto è vero che la accettano nonostante il 61,7% di essi la ritenga causa di malattie gravi come l’autismo.