Glifosato, nuovo studio: causa tumore all’utero

Domani – o lunedì al massimo – sapremo quali saranno le sorti, almeno in Europa, dell’erbicida più usato al mondo: l’Unione europea si prepara a rivotare per il rinnovo o meno dell’autorizzazione al glifosato e chissà quale sarà il risultato dopo la situazione di stallo che si è creata nel precedente voto del 6 giugno.

L’accusa: danneggia la fertilità

Mentre a Bruxelles si cerca la quadra, arrivano nuovi dati allarmanti sui rischi per la nostra salute: l’esposizione al glifosato può danneggiare la fertilità femminile, causando persino il tumore dell’utero. A dimostrarlo è un nuovo studio condotto da ricercatori argentini su un gruppo di ratti femmine appena nate: le formule attualmente in commercio dell’erbicida possono causare tumore all’utero e mettono a rischio la fertilità – si legge nello studio pubblicato su The Ecologist – che ha dimostrato come il glifosato alteri lo sviluppo dell’utero dei ratti femmina esposti alla sostanza per 7 giorni dopo la nascita. L’erbicida ha causato una proliferazione di cellule e alcuni cambiamenti strutturali negli uteri delle cavie, nonostante non ci fosse alcun segno di tossicità né alcuna differenza di peso nei cuccioli di ratti considerati.

La dose tossica

Il glifosato – secondo lo studio – ha inoltre distrutto l’espressione delle proteine coinvolte nello sviluppo dell’utero (la dose tossica identificata dallo studio è di 2 mg/kg di peso corporeo al giorno). Gli autori dello studio hanno quindi concluso che l’esposizione all’erbicida può danneggiare la fertilità e portare al tumore dell’utero: “Tutti questi cambiamenti possono alterare la funzionale differenziazione uterina, danneggiando la fertilità femminile e/o promuovendo lo sviluppo di neoplasie”.

Si tratta del primo studio che dimostra come il glifosato sia in grado di interferire con il sistema endocrino. Un dato importante che può far luce su un fenomeno inquietante che riguarda l’alto tasso di aborti spontanei osservati da dottori e scienziati nelle donne che vivono in Argentina, dove cresce la soia geneticamente modificata Roundup Ready, irrorata con il glifosato.

Domani la Ue decide sul rinnovo

Ombre inquientanti che si proiettano sulla decisione che la Commissione Europea è chiamata a prendere. Domani è stato convocato il comitato d‘appello con i 28 Stati membri per decidere se prolungare l’autorizzazione in corso, che scade il 30 giugno. In caso di un’altra decisione mancata, potrebbe essere la Commissione a decidere da sola di rinnovare l’attuale autorizzazione di “soli” 18 mesi, in attesa del parere dell’Agenzia chimica europea. Se, invece, il comitato d’appello deciderà a maggioranza di non rinnovare il permesso, gli Stati membri avranno al massimo 6 mesi di tempo per esaurire le scorte di glifosato ancora in vendita e 18 mesi in totale per fare uso di quelle già acquistate.

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La Francia dal canto suo ha già annunciato che voterà contro il rinnovo. D’altra parte il paese sta già tempo considerando la possibilità di vietare prodotti a base di glifosato visti i rischi preoccupanti (e inaccettabili) per la salute umana. Proprio lunedì scorso ha ritirato dal mercato 132 prodotti che contengono il glifosato associato al co-formulante Poe-Tallowamine. Nella rivalutazione dei rischi condotta a febbraio dall’Anses (Agenzia nazionale della sicurezza sanitaria, alimentare, dell’ambiente e del lavoro), su mandato del ministero dell’Ambiente, è stato identificato “un punto di forte preoccupazione sui co-formulanti contenuti nelle preparazioni a base di glifosato, in particolare la POoe-Tallowamine”. Come ha ricordato l’Anses, “l’assenza di effetti nocivi per la salute e l’ambiente è una delle condizioni previste dal regolamento europeo (articolo 29) per l’autorizzazione di prodotti fitofarmaceutici”. Nel caso del glifosato è più che evidente che questa condizione non c’è.