Torino, falso cachemire nelle boutique della città

Quando il falso non è solo un fenomeno che riguarda – come siamo soliti pensare – botteghe di periferia. Si può sintetizzare così l’ultimo maxi sequestro messo a punto dalla Guardia di Finanza di Torino. Indumenti confezionati con tessuto acrilico e polyammide al posto di filati pregiati. Questa la truffa scoperta dai militari che ha consentito di ricostruire un’imponente frode commerciale nel settore dell’abbigliamento che ha coinvolto i canali “ufficiali” di vendita. L’operazione, infatti, ha preso le mosse da un sequestro in un negozio del centro di Torino e poi ha permesso al Corpo di ripercorrere la filiera del falso perquisendo 20 aziende operanti nel settore dell’import-export e della produzione di capi d’abbigliamento e nel sequestro di 100mila capi d’abbigliamento pronti per essere immessi in commercio recanti indicazioni merceologiche false sia in merito alla provenienza che alla composizione dei singoli prodotti. L’operazione ha avuto come conseguenza anche il sequestro di 120mila etichette mendaci e numerosi macchinari industriali utilizzati per la frode. Le indagini, che tra l’altro hanno portato gli inquirenti ad effettuare controlli presso due importanti aziende del settore di Roma e Milano, hanno consentito di ricostruire l’intera filiera del falso, con basi logistiche nel comune di Prato, con tanto di roccatrici e filatrici industriali, in cui venivano realizzati i falsi capi in cachemire, mohair, pura lana vergine e seta.

Ad aiutare la Guardia di Finanza nella sua attività di indagine il laboratorio BuzziLab che ha eseguito le analisi sui capi di abbigliamento permettendo di rilevare la truffa commerciale. Bocche cucite sui marchi coinvolti nell’operazione ma dal laboratorio ci assicurano che non si tratta di grandi nomi della moda italiana “attenti a non cadere nelle tentazioni del falso”.