Il tribunale di Pisa condanna Mps a risarcire i danni di 4You

Ancora una sentenza che fa giustizia degli strumenti finanziari ad alto rischio venduti a piccoli risparmiatori, spesso pensionati, che hanno visto andare in fumo i risparmi di una vita. È così che dopo 6 anni di causa il Tribunale di Pisa ha deciso l’annullamento del contratto di acquisto del famigerato prodotto 4You venduto a un anziano di Empoli e il risarcimento del danno patrimoniale subito.

Una storia di risparmio tradito come tante, iniziata nel 2001 quando il risparmiatore era stato convinto da un solerte impiegato della Banca della Toscana a sottoscrivere il contratto d’investimento “4You”, allora spacciato come un prodotto assicurativo previdenziale. Naturalmente, come emerso in giudizio, l’investitore non riceveva  informazioni chiare sul prodotto, nè gli venivano richieste le informazioni obbligatorie circa la sua esperienza e le condizioni patrimoniali.

Solo dopo alcuni anni il pensionato scopriva che l’investimento consisteva in un vero e proprio mutuo della durata di 15 anni e da rimborsare con periodicità mensile in 177 rate. Con il denaro concesso in  prestito dell’investitore,  la banca acquistava obbligazioni Monte dei Paschi di Siena e quote di Fondi Comuni ad altissimo rischio collegati sempre alla Banca che, massimizzando i profitti, poneva nel contempo tutti i rischi sull’investitore.
Richiesta la risoluzione  del contratto, che prevedeva persino una penale aggiuntiva oltre che la perdita dell’investimento fino ad allora profuso, il pensionato ha deciso di farsi tutelare da MDC che ha dimostrato il palese conflitto di interessi e l’illiceità di un contratto atipico non meritevole di tutela da parte dell’Ordinamento giuridico, facendo solo gli interessi della banca proponente.

Il Giudice ha infatti confermato tutti i profili di illegittimità denunciati dai legali dell’associazione, disponendo la restituzione di tutta la somma di denaro versata dal risparmiatore pari a circa 26.000 euro, oltre interessi e spese legali sostenute per questa la lunga battaglia giudiziaria.

“La Sentenza conferma il modus operandi delle banche nei confronti dei piccoli risparmiatori costretti a giudizi estenuanti e come nulla sia cambiato negli ultimi 10 anni sul fronte della tutela, – dichiara Francesco Luongo, Vicepresidente MDC – molti promotori finanziari interni alle banche o alle Poste continuano a violare il TUF ed i Regolamenti Consob, integrati dalla Direttiva MIFID, ignorando il profilo di rischio dei clienti e l’adeguatezza dell’operazione rispetto al loro patrimonio. L’obiettivo resta sempre quello di  vendere  di prodotti finanziari ricollegabili alla banca stessa (come obbligazioni anche subordinate) o alle finanziarie del gruppo (fondi comuni ad alto rischio, assicurazioni indicizzate, piani di accumulo ecc.). Si tratta di comportamenti fraudolenti e di illeciti che come associazione siamo impegnati a contrastare da anni, questa decisione ed i noti episodi degli ultimi tempi devono indurre a ripensare completamente le tutele per gli investitori nel settore bancario e postale”.

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