Scovare pomodoro cinese nei trasformati? Possibile con la spettrometria

Quando parliamo di trasformati del pomodoro il pensiero corre ai milioni di tonnellate di semilavorato cinese che ogni anno arrivano nel nostro Paese. La maggior parte di questa purea è solo di passaggio: viene, cioè, lavorata e finisce in sughi pronti e quant’altro destinata ai mercati esteri. Ma siamo proprio sicuri che nulla di quel semilavorato cinese finisce a nostra insapute in passate, pelati e altro? Se possiamo escluderlo categoricamente per le passate – sono prodotte da pomodori freschi – per gli altri prodotti resta un punto interrogativo nonostante le continue rassicurazioni dell’Anicav, l’associazione delle industrie conserviere.

Cento campioni analizzati misurando gli isotopi

In realtà, scovare il pomodoro straniero nei trasformati che si spacciano per prodotti con 100% di materia prima italiana è possibile. Lo strumento, un’analisi spettrometrica di massa, l’ha messo a punto la facoltà di Agraria dell’Università di Piacenza e il Laboratory of Isotope Mass Spectrometry di Verbania con la collaborazione di Mutti. Il dispositivo rileva gli isotopi specifici di ogni terreno e permette di determinare la provenienza del pomodoro. Questo strumento è stato già utilizzato con successo. Sono stati analizzati circa un centinaio di campioni di pomodoro (bacche, passate, pelati, doppi e tripli concentrati), provenienti da due areali diversi, Cina e Italia, con la tecnica che utilizza il rapporto isotopico 87Sr/86Sr. Lo studio è stato realizzato dal professor Claudio Baffi (Istituto di Chimica Agraria e Ambientale – Università Cattolica Sacro Cuore di Piacenza) con Pier Renato Trincherini  (LIMS Laboratory Istituto Trarego – Verbania ). Ebbene, la tecnica si è dimostrata idonea per una discriminazione geografica del pomodoro, quindi potrebbe essere utilizzata come uno strumento innovativo ai fini di una migliore informazione a beneficio del consumatore e di una più efficace tutela del prodotto italiano tipico. Tra l’altro il pomodoro non è l’unico campo di applicazione dello strumento: in questo periodo sotto la lente spettrometrica è finito il pecorino.

Peccato che questo studio, dopo l’enfasi iniziale, è rimasto fermo nelle aule dell’università e nessuno ha preso in considerazione l’idea di renderlo obbligatorio per verificare l’origine dei pomodori usati.