“Non nel mio piatto”, lo spot sugli allevamenti intensivi

Non nel mio piatto”: la campagna di CIWF Italia Onlus porta nei cinema italiani uno spot-verità per denunciare le reali condizioni in cui sono tenuti gli animali negli allevamenti intensivi.

In pochi secondi, lo spot vuol fare aprire gli occhi ai consumatori, dicendo ciò che la pubblicità dei prodotti di origine animale, invece, non dirà mai. Per ovvi motivi commerciali. Difficile, infatti, vendere un prodotto mostrando che alla base della sua produzione c’è tanta sofferenza. Meglio “glissare” e pubblicizzare vitelli e conigli felici. Ma la realtà, nella maggioranza dei casi, purtroppo è ben diversa: allevamenti intensivi in cui gli animali sono costretti e repressi in spazi angusti, privati della libertà di movimento e di avere una vita dignitosa. In queste condizioni, ammassati a decine o a centinaia, gli animali si ammalano più facilmente e per farli arrivare vivi alla macellazione gli allevatori non si fanno scrupoli di imbottirli di antibiotici.

 

È su questa realtà che le immagini del video di CIWF vogliono far riflettere i consumatori, affinché possano scegliere consapevolmente cosa acquistare, preferendo ad esempio prodotti provenienti da allevamenti all’aperto o biologici (più rispettosi del benessere animale), e diminuendo il consumo di carne.

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Lo spot in 400 cinema per 2 settimane

Lo spot sarà proiettato dal 21 gennaio al 3 febbraio in 400 sale cinematografiche di 50 città italiane, raggiungendo 800mila spettatori, per denunciare che il sistema produttivo degli allevamenti intensivi non è sostenibile (come invece l’industria della carne vuole far credere): in realtà, spreca risorse e danneggia l’ambiente e la salute (con l’uso massiccio di antibiotici, tanto per dirne una, o il consumo di suolo e la produzione di gas serra), creando anche ingiustizie sociali.

 

Realizzato grazie al crowdfunding

Annamaria Pisapia, direttrice di CIWF Italia Onlus, ci spiega come è nata l’iniziativa: “Lo scopo principale della nostra associazione è di mettere fine agli allevamenti intensivi, un sistema produttivo che coinvolge nel mondo ben 70 miliardi di animali e, in Italia, circa 800milioni l’anno. La nostra campagna ‘Non nel mio piatto’ nasce quindi dall’esigenza di combattere questo sistema, considerando anche che negli ultimi anni abbiamo assistito a un aumento della propaganda fuorviante dell’industria della carne che fa credere ai consumatori che si tratti di un sistema sostenibile. Noi, che non abbiamo la stessa forza economica dell’industria della carne, combattiamo la nostra battaglia grazie al sostegno di tanti cittadini sensibili al tema. È infatti grazie al crowdfunding, cui hanno aderito oltre 500 cittadini italiani, nonché all’opera gratuita offerta dai due creativi Daniela Fabrizi e Nino Florenzano e dall’agenzia milanese WinterVideo, che abbiamo realizzato lo spot-denuncia che sarà presto nei cinema di tante città italiane. L’obiettivo è quindi di informare i consumatori, spesso confusi dalla comunicazione ingannevole delle aziende, e mostrare che un’alternativa c’è e che ognuno di noi può fare la differenza con le proprie, consapevoli, scelte di acquisto”.