Caro-benzina, ecco quanto guadagnano le compagnie sul crollo del petrolio

Il petrolio crolla, la benzina non scende. Non è solo un’impressione, purtroppo, ma una certezza matematica. Le quotazioni del Brent in questi giorni sono in picchiata e hanno toccato i minimi attorno ai 30 euro al barile: esattamente in linea con quanto si registrava nel 2009, un periodo analogo all’attuale caratterizzato dal crollo del greggio con quotazioni molto simili a quelle attuali.

caro benzina

Tuttavia a divergere sono i prezzi alla pompa. Confrontando i listini di oggi con quelli del gennaio 2009, scopriamo che la benzina costa quasi 32 centesimi di più al litro e il diesel quasi 20 centesimi in più. Facile, risponderete: sono aumentate le accise. Vero. Ma non solo. Se guardiamo il costo industriale del carburante (senza accise e Iva) vediamo che nel gennaio 2009 era pari a 38 centesimi mentre oggi, pressoché a parità di quotazione del Brent, la componente industriale pesa 44 centesimi: lo scarto per le compagnie quindi è di 6 centesimi per ogni litro. Questo significa che, alle quotazioni attuali, sarebbe possibile una riduzione dei margini industriali. Basterebbe? Sicuramente aiuterebbe. Senza dimenticare che anche il carico fiscale – asfissiante – sui carburanti dovrebbe calare.

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Molto critico Rosario Trefiletti, presidente della Federconsuamatori: “Il nostro Osservatorio ha calcolato che il costo della benzina si trova 6 centesimi oltre il livello a cui si dovrebbe attestare rispetto al 2009. Concretamente tale maggiorazione si traduce in un pesante aggravio sulle tasche dei cittadini, pari a ben +72 euro annui in termini diretti (vale a dire per i pieni di carburante) e a  più 59 Euro annui in termini indiretti (a causa all’impatto del costo dei carburanti sui prezzi dei beni di prima necessità che, nel nostro Paese, sono distribuiti per l’86% su gomma). Il totale ammonta a 131 euro annui in più per i cittadini“. La ricetta? “Tagliare subito le accise – aggiunge Trefiletti – di almeno 5 centesimi al litro per poi arrivare ad altri 10 centesimi di riduzione strutturale. Sul fronte della distribuzione occorre invece arrivare a una vera liberalizzazione del settore”.