Le cinque domande (senza risposta) sulla politica dei vaccini in Italia

Si possono sollevare obiezioni sulla politica – peraltro mediaticamente ben supportata, con grande dispendio di mezzi – che il nostro paese sta conducendo sulle vaccinazioni? E si può farlo pur essendo assolutamente favorevoli, in via di principio, alle vaccinazioni?

È quanto tenta di fare la Fiamo, l’associazione italiana medici omeopatici, cercando di uscire dalla contrapposizione tra “vaccinisti” e gli “antivaccinisti”.

Antonia Mariapia Santa Ronchi è la presidentessa della Fiamo e osserva: “Sembra assente un polo che invece ritiene le vaccinazioni molto utili, uno dei presidi di sanità pubblica da valorizzare, ma che altresì, ritiene essenziale il rispetto della natura di farmaco di questi prodotti e sostiene la necessità di valutare attentamente i calendari vaccinali, il rispetto delle condizioni di salute del soggetto da vaccinare e la assoluta inderogabilità della valutazione degli effetti secondari. L’intenzione di proteggere la popolazione da epidemie è indubbiamente una delle priorità più importanti della sanità pubblica, ma molti aspetti dell’applicazione di questa politica si prestano a discussione”.

Cinque domande senza risposta sui vaccini

Ed eccone alcune delle riserve che da più voci sono state avanzate:

  • 1-  È opportuno e valido programmare la prima vaccinazione a soli due mesi di vita, peraltro con sette vaccini contemporaneamente, quando il sistema immunitario è ancora immaturo? Si riconosce che il contatto con i germi del mondo circostante è essenziale per l’attivazione del sistema immunitario e del “microbioma” fin dalla nascita (già dalla contaminazione nel canale di parto), ma questo è un processo naturale che avviene attraverso la pelle e le mucose, mentre il contatto con l’antigene del vaccino avviene in maniera innaturale e invasiva per via parenterale.
  • 2-  Perché, sempre nell’ambito della prima vaccinazione a due mesi di età, si inserisce la 
vaccinazione anti-epatite B che è un malattia che si acquisisce esclusivamente per via sessuale o per scambio di liquidi organici? (sappiamo peraltro come tale vaccinazione sia stata imposta, frutto di corruzione, dall’ex ministro De Lorenzo).
  • 3-  Perché, essendo obbligatorie solo quattro vaccinazioni, non sono disponibili i vaccini monocomponente, sia dei vaccini obbligatori che non obbligatori per consentire la scelta terapeutica da parte dei genitori?
  • 4  Perché i genitori non vengono a sufficienza messi al corrente dei rischi da vaccinazione?
  • 5-  Perché la vaccino-sorveglianza è così trascurata dai medici e dalle istituzioni sanitarie?

Niente caccia alle streghe

È particolarmente preoccupante l’attuale campagna mediatica tesa a intimorire qualsiasi voce critica verso le vaccinazioni, addirittura con la minaccia di gravi ritorsioni. Si sta praticamente istaurando un clima da “caccia alle streghe” veramente contrario a tutti i principi storici di rispetto della libertà di opinione e di cura e di democraticità in generale della nostra società.

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La vera risoluzione del problema da parte delle istituzioni non è affatto forzare la situazione arrivando addirittura a intimidazioni e minacce palesi all’indirizzo dei medici critici verso le vaccinazioni, ma riacquisire la fiducia del grande pubblico con un comportamento trasparente e privo di conflitti di interesse nella gestione della Sanità.

Allora scompariranno anche le contestazioni estremiste.

L’Istituto Superiore di Sanità corregga le norme

Alcuni colleghi, non solo omeopati, (dott. Roberto Gava e Eugenio Serravalle insieme ad altri 150 medici) hanno recentemente inviato al prof. Ricciardi, presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, un documento ben articolato e circostanziato, a premessa del quale si afferma testualmente: “…un qualsiasi medico dotato di buon senso e di un minimo di conoscenza scientifica non può essere contro le vaccinazioni pediatriche…”.

Il documento contiene però anche e soprattutto circostanziate osservazioni e valide proposte di correzione dell’attuale normativa sulle vaccinazioni che, secondo il Consiglio della Fiamo possono costituire un’utile contributo alla discussione, nella speranza che l’argomento vaccinazioni venga in futuro affrontato al di là di interessi di parte e al di là di deformazioni ideologiche e di polemiche fini a sé stesse.

Per il bene esclusivo del cittadino.