Spesa a rischio, supermercati chiusi per sciopero

Sarà difficile fare la spesa oggi. Il 7 novembre è infatti il giorno dello sciopero nazionale degli addetti della grande distribuzione. Serrande abbassate da Nord a Sud in supermercati e grandi magazzini – da Coop a Carrefour, passando da Ikea e Decathlon, ma anche Rinascente, Upim, Coin, Oviesse – per protestare contro il mancato rinnovo dei contratti nazionali di settore.

La manifestazione è indetta da Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil e a incrociare le braccia per difendere diritti e salari sotto lo slogan “Fuori tutti” sono gli addetti delle aziende aderenti a Federdistribuzione, Confesercenti e Distribuzione Cooperativa.

A rischio anche 19 dicembre

Alla decisione dello sciopero, dicono i sindacati, si è arrivati dopo 22 mesi (dalla scadenza del contratto collettivo nazionale di lavoro della distribuzione cooperativa) di incontri e trattative senza esito: non si riesce, insomma, a definire i rinnovi contrattuali, mentre i turni di lavoro diventano sempre più pesanti, con aperture anche notturne, domenicali e nei festivi. La situazione, per i lavoratori, è diventata insostenibile. E se dopo questa giornata di sciopero nazionale non giungeranno segnali positivi, ce n’è già in programma un’altra per il 19 dicembre. L’intenzione, dunque, è di dare battaglia fino in fondo.

In Toscana, la manifestazione si concentrerà in un unico presidio davanti alla Prefettura di Firenze; un unico presidio regionale anche nelle Marche in piazza Roma ad Ancona, a Bolzano per il Trentino Alto Adige e a Vicenza per il Veneto. Altri concentramenti sono previsti in tutte le città dell’Emilia-Romagna, a Milano, Torino, Palermo, Napoli, Roma, dove gli addetti del settore si riuniranno davanti ai centri commerciali e i punti vendita più importanti.

“Contratto senza discriminazioni”

La richiesta fatta a gran voce dai lavoratori e le lavoratrici del commercio è quella di avere un contratto nazionale equo, che non crei discriminazioni tra lavoratori che svolgono le stesse mansioni in aziende diverse. Quello che è inaccettabile, per i sindacati, è chiedere ai lavoratori di accettare – per il contratto 2016-2018 – il taglio delle retribuzioni, l’annullamento degli scatti di anzianità e del passaggio dal 5° al 4° livello, la perdita di 32 ore di permesso retribuito, e il ritorno alle 40 ore di lavoro, ovviamente flessibili a discrezione dell’azienda, proprio come vorrebbe Federdistribuzione. Che dal canto suo, così come Confesercenti, si dice pronta a trattare. Ma intanto oggi si sciopera.

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