Xylella, la disubbidienza civile degli olivicoltori salentini

 

Non se ne parla più, ma il caso xylella è tutt’altro che chiuso. Nel silenzio generale dei media, continua la battaglia degli olivicoltori del Salento contro le drastiche misure imposte dalle istituzioni per fronteggiare la diffusione del batterio ”Xylella fastidioso”, agente patogeno che provoca il complesso di disseccamento rapido dell’olivo. Il piano europeo di contenimento dell’emergenza, recepito dallo Stato italiano, ha dichiarato infetta la provincia di Lecce. Questo ha provocato, da un lato il divieto di reimpiantare le specie ”ospiti” del batterio (tra cui l’olivo), dall’altro l’eradicazione di centinaia di alberi.

 

ARRIVANO LE RUSPE

 

È appena del 22 settembre scorso la Determinazione dirigenziale (n. 370/2015) del Servizio Agricoltura della Regione Puglia in cui vengono presentate le “Misure di emergenza per la prevenzione, il controllo e l’eradicazione di Xylella fastidiosa (Well e Raju) nel territorio della Repubblica italiana, delimitando le “zone infette”: i focolai siti in agro di Torchiarolo, Cellino S. Marco e S. Pietro Vernotico (con la creazione di un’apposita “zona cuscinetto” e di una “zona sorvegliata”).

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E le ruspe non si sono fatte attendere: il 20 ottobre sono stati abbattuti 653 ulivi nel Brindisino e 270 nel Leccese (eseguiti loro malgrado dagli stessi proprietari costretti ad adeguarsi alle disposizioni); il 12 ottobre decine di ulivi a Squinzano e Trepuzzi, come testimoniato anche da media locali e dai sostenitori della pagina Facebook ULIVI del Salento, NO all’ERADICAZIONE. Proprio l’intestazione della pagina Facebook recita: “Abbiamo ripreso la battaglia contro questo crimine che si sta perpetrando sulla nostra collettività. Siamo pronti ad un nuovo braccio di ferro tra tutti noi e questi criminali piani di eradicazione, politicanti assenti e associazioni colluse. Le mobilitazioni sono riprese e non si fermeranno fin quando non capiranno che non rinunceremo alla nostra cultura e al nostro futuro. Per nessunissima ragione! Dobbiamo restare uniti più che mai in questi giorni, vi chiediamo di diffondere i contenuti e informare il più possibile amici e conoscenti. Sono le migliori armi che abbiamo per contrastare questi disegni criminosi!”.

 

SEGNALI DI RESISTENZA

Una prima, parziale vittoria degli olivicoltori salentini, ormai allo stremo dopo mesi di Xylella e di misure inadeguate che hanno causato un drastico calo della produzione di olio, è rappresentata dalla sentenza del Tar del Lazio che sospende (rimandando la discussione alla Camera di Consiglio del 4 novembre 2015) l’eradicazione degli ulivi giudicati “infetti” per 21 proprietari che avevano presentato ricorso. Nelle motivazioni, il Tar specifica che “dall’ordine di estirpazione delle piante di olivo… deriva ai ricorrenti un danno grave e irreparabile, perché irreversibile; considerato che tale ordine deve essere eseguito entro dieci giorni decorrenti dalla notifica dei provvedimenti stessi […]”. Insomma, oltre al danno anche la beffa di dover abbattere gli alberi praticamente senza preavviso.

Per ogni ulivo tagliato ne pianteremo cento” – scandiscono centinaia di pugliesi che lo scorso 18 ottobre nel corso de “La Domenica della disobbedienza” hanno sfidato multe (fino a 3mila euro) e divieti, contravvenendo alla misura decisa dalla commissione fitosanitaria per la salute delle piante dell’Ue, piantando nuove pianticelle di ulivo. Nuove forme di disobbedienza civile stanno prendendo piede in tutto il Salento: blocchi stradali, frantoi chiusi per protesta contro le eradicazioni, ronde notturne di volontari che pattugliano i campi, boicottaggi di aziende che accettano la decimazione delle proprie piante per timore delle sanzioni. E dai social rimbalzano tante iniziative oltre alla costituzione di nuovi gruppi Facebook, come “Difendiamo gli ulivi – Torchiarolo“, disposti a combattere contro disposizioni giudicate a dir poco inique: ”Da nessuna altra parte – sostengono gli olivicoltori – è stato introdotto il divieto di reimpianto in presenza di agenti patogeni da quarantena. Soltanto in Salento ciò è avvenuto”. Intanto, il raggruppamento di produttori olivicoli ”La voce dell’ulivo” sta valutando un ricorso alla Corte di Giustizia Europea.