Mellin e Nestlé difendono l’olio di palma nei loro latti

Mentre Plasmon scalda i motori per il lancio di un’intera linea di latti per l’infanzia senza olio di palma, le altre aziende non sembrano interessate a fare il grande passo. Dopo l’inchiesta di copertina del Test-Salvagente (in edicola in questi giorni) ieri Plasmon ci  ha annunciato: “La linea Nutrimune già non contiene olio di palma, ad eccezione di Nutrimune 3 con biscotto che sarà a breve a scaffale in una nuova versione completamente palm oil free” e da marzo l’azienda sta “rimuovendo questo ingrediente da tutti gli ultimi lanci per venire incontro alle richieste dei consumatori grandi e piccini“.

MELLIN: NIENTE “PALMA FREE” (PER ORA)

Gli altri marchi stanno a guardare. Mellin, altro colosso di prodotti per l’infanzia, ha un’altra posizione rispetto al parere espresso dall’Efsa sulla tossicità di alcune sostanze sprigionate dall’olio di palma raffinato: secondo l’azienda sarebbe inutile lanciare un latte per neonati “palma free” perché non si riuscirebbe comunque a restare sotto i nuovi limiti imposti dall’Efsa visto che anche gli altri olii vegetali, sottoposti allo stesso processo industriale, sprigionano gli stessi contaminanti alimentari. Secondo Mellin i nuovi limiti imposti dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare sono troppo restrittivi e la valutazione andrebbe fatta a 360° sull’intero processo di raffinazione, considerando anche le temperature elevate (oltre i 200°) cui sono sottoposti questi olii.

“Ci teniamo a precisare che i nostri prodotti sono sicuri e in linea con la normativa nazionale e quella europea (DM 82/2009 – Direttiva 2006/141/CE) e non abbiamo mai smesso di migliorarne il profilo nutrizionale – dichiara al Test-Salvagente Kety Gambirasio, responsabile Mellin PR & Corporate Communication – Ovviamente la nuova valutazione dell’Efsa non può lasciarci indifferenti. Il nostro centro di ricerca si è attivato per trovare delle strade alternative, ma crediamo che eliminare l’olio di palma potrebbe non essere la sola soluzione per rispettare i nuovi livelli indicati dall’Efsa. Quindi prodotti con o senza olio di palma potrebbero trovarsi in situazioni analoghe. La stessa Efsa nella sua Opinione scientifica indica che, durante il processo di raffinazione, anche gli altri olii vegetali possono generare queste sostanze”. “Noi ci siamo mossi già da tempo per trovare delle soluzioni alternative all’olio di palma – spiega il Dott. Marco Oreglio, responsabile qualità di Mellin –Esistono normative precise sulla composizione dei latti per l’infanzia e per rispettarle sono necessarie miscele di olii diversi perché ognuno di essi contribuisce al profilo lipidico richiesto dalla normativa vigente (Decreto 9 Aprile 2009, n.82)”.

NESTLÈ: “ALLARMISMO INGIUSTIFICATO”

Sulla stessa linea anche Nestlè: l’azienda ribadisce che la priorità è garantire la sicurezza e il profilo nutrizionale dei propri prodotti per neonati. E questo non si ottiene eliminando l’olio di palma. “Per sgomberare il campo da qualsiasi dubbio e deduzioni prive di solide basi scientifiche, è importante ribadire che non è affatto scontato che la sostituzione dell’olio di palma con un altro olio vegetale determini un miglioramento del profilo nutrizionale del prodotto – spiega al Test-Salvagente Maria Chiara Fadda Direzione Corporate Affairs di Nestlé Italy – Al contrario: potrebbe alterare l’apporto di grassi dal punto di vista quali/quantitativo, rendendo il latte meno adeguato alle esigenze nutrizionali del lattante. E’ davvero questo l’obiettivo dei continui e ingiustificati attacchi all’industria alimentare? C’è una ragione scientifica molto precisa se i latti formulati contengono più oli vegetali opportunamente selezionati per la prima infanzia: ognuno ha le sue specifiche caratteristiche, in modo da ottenere, nel loro complesso, un apporto dei diversi acidi grassi (saturi, mono-insaturi e polinsaturi) adeguato ai fabbisogni nutrizionali del lattante.
In particolare, l’oleina di palma contenuta nei nostri latti formulati è una frazione specifica dell’olio di palma e viene utilizzata principalmente per apportare acido palmitico, sostanza nutritiva contenuta naturalmente nel latte materno”.

“Rispetto in particolare ai risultati delle analisi e alle valutazioni condotte da Efsa sui livelli di esteri MCPD e esteri glicidici nei latti formulati, possiamo dire che i nostri latti sono già oggi al di sotto del livello medio pubblicato nel recente parere dell’Autorità Europea, nel rispetto delle indicazioni precedentemente fissate. Insieme ai nostri fornitori, stiamo lavorando per trovare modalità efficaci per ridurre ulteriormente i livelli di queste sostanze negli oli fino a raggiungere i più bassi livelli possibili e naturalmente ci allineeremo ad ogni eventuale indicazione ulteriore da parte della commissione europea

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Mentre Mellin e Nestlé fanno “di tutti gli olii un fascio”, precisando che il problema dei contaminanti riguarda anche gli altri olii vegetali raffinati, abbiamo chiesto a Coop se non ci sia il rischio che il mix di oli vegetali presenti nel suo latte Crescendo (senza palma) generi gli stessi livelli delle sostanze sotto accusa.

COOP SCEGLIE IL PRINCIPIO DI PRECAUZIONE

“Gli olii vegetali, durante il loro processo di raffinazione, possono subire trattamenti diversi – risponde Renata Pascarelli, direttore qualità di Coop Italia – Di fatto dallo studio dell’Efsa, e non solo da quello, risulta che il palma per il tipo di produzione cui al momento è sottoposto, sviluppa contaminanti alimentari in contenuto molto maggiore rispetto agli altri olii. E che a parità di olio di palma questi composti possono essere presenti in dosi diverse a seconda del processo di raffinazione subito. Spetta al produttore, sia come raffinatore sia come utilizzatore, utilizzare prodotti con un contenuto di contaminanti il più basso possibile.
E’ molto importante il ruolo dei raffinatori che dovranno fare la loro parte magari scegliendo di abbassare la temperatura o attivando processi che riducano la concentrazione dei contaminanti. E’ questa la strada verso cui si deve andare. Poi le aziende che acquistano questi olii devono controllare che i contaminanti siano presenti in basse concentrazioni, soprattutto per i prodotti di cui stiamo parlando che sono destinati ad una fascia delicata di consumatori. La legge per i prodotti per la prima infanzia ha delle attenzioni e delle modalità di produzione molto precise, che in altri contesti non si hanno. Per definizione, purtroppo, in nessun caso si può escludere la presenza di contaminanti, ma ogni produttore dovrà garantire la sicurezza dei suoi prodotti.

Il latte Crescendo Coop ha quindi lo stesso profilo nutrizionale degli altri prodotti che contengono olio di palma? “Assolutamente sì, ha lo stesso profilo nutrizionale e rispetta la legislazione e le indicazioni di pediatri e nutrizionisti. Quando abbiamo scelto di non usare l’olio di palma nei nostri latti per l’infanzia (e in tutti i prodotti della linea infanzia) non l’abbiamo fatto per i contaminanti ma per escludere la presenza di grassi tropicali. E’ stata sia una scelta ambientale che di precauzione che abbiamo deciso di compiere ormai diversi anni fa. Non è stato facile anche perché la formulazione del latte per l’infanzia è complicata, ma grazie al lavoro del nostro comitato scientifico ci siamo arrivati”.